Il fatto è che uno è abituato all'Italia dove puoi dire di tutto senza che nessuno ti dica niente. Invece appena esci dai confini ti rendi conto che il mondo non è casa tua. In Thailandia per esempio, anche se sei straniero, non puoi permetterti di comportarti come si comporterebbe uno straniero in Italia. Lo scorso gennaio per esempio due ragazzi italiani solo per avere strappato delle bandiere nazionali, gesto considerato un insulto, inaccettabile non solo per la legge ma anche per la loro cultura, furono arrestati e costretti a chiedere scusa in ginocchio con un video che ha fatto il giro dei social, che se fosse successo da noi a un thailandese avremmo avuto le piazze virtuali e reali invase dalle proteste dei tupamaros da tastiera. Adesso, anzi il 20 febbraio scorso, è toccato invece a un insegnante in pensione settantenne di Grosseto, Giorgio Pasquinucci, assaggiare come sia diversa l'accoglienza in altri paesi. A lui infatti è bastata una semplice battuta, di quelle che da noi si fanno persino nei bar, per finire in manette. Al controllo bagagli dell'aeroporto di Phuket mentre stava tornando in Italia con il fratello e un amico, vista la meticolosità dei gendarmi si è lasciato scappare: «Guardi, che qui non c'ho mica le bombe...». È finito dritto sparato in galera è ancora là che aspetta il giudizio di un tribunale thailandese. Adesso, ha raccontato al Tirreno è in un albergo, ma ha passato due giorni in carcere in condizioni disumane.
«Avevo già passato il controllo bagagli e una poliziotta mi stava ispezionando lo zaino del computer quando, in italiano, ho detto: Guardi che non c'ho mica le bombe», racconta. Voleva sdrammatizzare ma lì con il terrorismo non si scherza e con le poliziotte neanche. Pare che l'agente della battuta abbia capito solo «bombe» e abbia agito di conseguenza. Inutile spiegare che si trattava di un semplice equivoco: i compagni di viaggio sono stati allontanati e lui è finito dentro. «Sono rimasto due giorni in prigione racconta sempre al Tirreno in una cella senza neanche il letto e i servizi sanitari, con il neon acceso notte e giorno. Ho dormito per terra, per i bisogni c'era un buco per terra con una brocca con l'acqua per scaricarlo, i pasti mi venivano dati attraverso le sbarre». Nessuna informazione e nessuna assistenza.
Per uscire ha pagato una cauzione di 1300 euro, senza contare tutte le altre spese, ora dovrà presentarsi davanti al giudice per «procurato allarme», reato che può costare fino a 5 anni di carcere. Persino l'Ambasciata italiana, dice, lo ha abbandonato. Probabile che venga condannato ed espulso. Quando però non si sa.
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