Occidente, le vittorie e le troppe sconfitte di una guerra lunga tre volte quella mondiale

Occidente, le vittorie e le troppe sconfitte di una guerra lunga tre volte quella mondiale

La guerra al terrorismo islamico, lanciata dopo gli attacchi dell'11 settembre, ha ormai una durata quasi tripla di quella della seconda guerra mondiale ed è ancora lungi dall'essere vinta. Misurare i progressi di una conflitto senza fronti né schieramenti né nemici ben definiti, e che coinvolge un gran numero di Paesi, è molto difficile. Un bilancio, tuttavia si può tentare: e, tutto sommato, il bicchiere appare oggi più mezzo pieno che mezzo vuoto.

L'elenco dei risultati raggiunti comprende: 1) non ci sono più stati attacchi paragonabili a quello contro le Torri gemelle e i terroristi non sono riusciti a impadronirsi di armi di distruzione di massa. Dopo gli attacchi a Madrid e Londra, Usa ed Europa grazie a misure di sicurezza sempre più sofisticate hanno conosciuto solo attentati ad opera di piccole cellule ispirate più che gestite prima da Al Qaeda e poi dall'Isis. Francia e Belgio sono state le eccezioni, ma soprattutto a causa di una presenza abnorme di musulmani non assimilati e di vistose lacune nella vigilanza; 2) soltanto lo 0,5% delle vittime del terrorismo, che pure l'anno scorso sono state dieci volte più numerose che nel 2000 (32.685 contro 3329), erano cittadini occidentali; 3) l'invasione dell'Afghanistan non è riuscita a eliminare i Talebani, ma ha privato Al Qaeda della sua base territoriale, e soprattutto dopo l'eliminazione di Bin Laden - l'ha ridotta a un nucleo di fanatici che ormai, più che organizzare grandi attentati, esortano altri a farlo (come ha provato ancora ieri l'attuale capo Al Zawahiri; 4) l'ISIS, l'erede di Al Qaeda, è riuscita a crearsi, a cavallo tra Siria ed Iraq, esteso poi temporaneamente a Sirte in Libia, un proprio «similstato», ma ormai da mesi accumula sconfitte sul campo e se l'accordo Usa-Russia di ieri funzionasse, potrebbe essere sconfitto nel giro di un anno. Le sue propaggini nel Magreb, nel Sinai, in Somalia, in Kenya fanno solo nominalmente parte del Califfato e, se questo scomparisse riacquisterebbero la loro autonomia: comunque, hanno un impatto soprattutto locale, non operano al di fuori del proprio territorio e perciò non costituirebbero più una grande minaccia per l'Occidente. La localizzazione del terrorismo jihadista in cui ha una parte crescente il conflitto tra sunniti e sciiti è dimostrata dal fatto che nel 2015 il 70% delle vittime si sono avute in cinque Paesi islamici: Nigeria (grazie a Boko Aram), Iraq, Afghanistan, Pakistan e Siria; 5) sebbene, stando a certi sondaggi, più di un decimo dei musulmani abbia manifestato una certa simpatia per l'Isis, lo jihadismo non è (almeno per ora) diventato un movimento di massa.

Se passiamo alla colonna dei meno, bisogna segnalare: 1) prima Al Qaeda e poi ISIS sono riusciti a destabilizzare sia pure con il contributo di altri fattori - tutta l'Asia sudoccidentale dal Mediterraneo al Pakistan, che difficilmente ritroverà la pace in tempi prevedibili; 2) gli interventi militari, dall'attacco all'Afghanistan alla guerra contro l'Iraq, sono costati un patrimonio agli Stati Uniti e (in misura assai minore) ai loro alleati, ma non hanno dato i risultati sperati. Molti analisti pensano che siano stati addirittura un errore, provocando vittime nella popolazione civile e alimentando così l'odio antioccidentale; 3) l'Occidente ha limitato i danni, ma non è riuscito a eliminare né cause né motivazioni del terrorismo jihadista, solo le capacità operative. Almeno finora, la determinazione dei suoi seguaci, e la sua capacità di mobilitazione rimangono immutati; 4) il terrorismo è una delle cause della crisi dei rifugiati, che sta mettendo a rischio la stabilità dell'Europa.

Uno dei capitoli più dolorosi di questi 15 anni di guerra è poi quello dei suoi costi, diretti e collaterali, così ingenti e diffusi da essere difficili da calcolare. La rivista Time è arrivata a stimarli, tutto compreso, in 5.000 miliardi di dollari solo per gli USA, e anche gli alleati hanno dovuto fare la loro parte.

Quanti miliardi ha speso, per esempio, l'Italia per la spedizione afghana, il potenziamento dei servizi, la protezione degli obbiettivi sensibili, e le tante altre misure adottate? Probabilmente, non lo sapremo mai: per fortuna, almeno nel nostro caso, sono stati soldi spesi bene.

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