L'Air Force 3701 di Xi Jinping non aveva ancora lasciato la pista del Vnukovo Airport, quando su Zaporizhzhia si è abbattuta una pioggia di missili che ha provocato una strage di civili. Nello spazio di poche ore gli echi delle parole «pace» e «diplomazia», proferite dal leader di Pechino in visita a Mosca, sono stati sostituiti dal boato delle esplosioni e dal suono sinistro dei colpi di artiglieria. La guerra in Ucraina va avanti, nonostante il gioco delle parti (poco credibile) di Putin e del suo più prezioso alleato.
La visita del presidente cinese al Cremlino era comunque stata accolta con un certo scetticismo dagli analisti e politici occidentali. Nella tre giorni di Xi è emersa semmai un'ulteriore intesa tra i due Paesi sotto l'aspetto economico e, purtroppo, anche militare. Aspetto quest'ultimo che preoccupa non poco la Casa Bianca. La rappresentativa cinese era ancora in Russia anche quando una ventina di droni iraniani (14 dei quali intercettati) e 30 attacchi da lanciarazzi hanno seminato panico e morte (8 i civili uccisi) a Rzhishchev, nell'oblast di Kiev.
I danni maggiori sono stati a Zaporizhzhia, dove l'esercito di Mosca ha colpito con sei missili Tornado-S edifici residenziali della città, così come insediamenti nell'isola di Khortytsia. Il bilancio, provvisorio, è di 3 civili uccisi e di almeno 42 feriti, ma parecchie persone risultano ancora disperse sotto le macerie. «La Russia sta bombardando la città con ferocia bestiale. Le aree residenziali in cui vivono persone comuni e bambini vengono colpite - spiegava nelle stesse ore il presidente Zelensky su Telegram - i terroristi cercano di distruggere le nostre città, la nostra gente». Zelensky scriveva queste cose, chiedendo maggior unità all'Occidente, mentre a sorpresa si stava recando a Bakhmut, uno dei fronti più caldi del conflitto.
Si è trattata di una visita top secret, ovviamente per ragioni di sicurezza. Tant'è che i media hanno appreso la notizia solo quando è rientrato a Kiev. Il blitz del presidente ucraino è stato documentato dal capo del suo staff, Andriy Yermak, che ha pubblicato foto su Twitter, commentando che «Bakhmut è in piedi, le forze di difesa tengono la città». Zelensky ha stretto mani, abbracciato soldati e premiato alcuni di loro. «È un grande onore per me essere qui, accanto ai nostri eroi, guerrieri ucraini», ha aggiunto.
Al di là della possibile propaganda di Kiev, la Russia avrebbe davvero perso lo slancio nei suoi assalti su Bakhmut. Il rapporto quotidiano sulle vicende di campo redatto dall'MI6 britannico parla di «situazione di stallo» che si è verificata perché «alcune unità del ministero della Difesa di Mosca sono state riassegnate ad altri settori». Martedì sono stati respinti i tentativi russi di avanzare nel centro della città orientale, che continua a essere accerchiata su tre fronti, ma che resta in mani ucraine a ovest. Gli invasori arrancano anche sulla fornitura di armi. Il sito investigativo russo indipendente Conflict Intelligence Team fa sapere che l'esercito di Gerasimov ha iniziato a prelevare dai depositi vecchi tank costruiti negli anni cinquanta, per mandarli al fronte. La notizia è corredata da immagini e filmati di treni che trasportano carri armati verso il confine. Sul fronte opposto la Slovacchia sta facendo arrivare a Kiev jet Mig-29.
Nel 392º giorno di combattimenti la flotta russa del Mar Nero ha respinto un attacco di droni navali ucraini a Sebastopoli. A Odessa un razzo russo ha provocato il danneggiamento del monastero della Chiesa ortodossa e il ferimento di 4 persone. Prosegue l'evacuazione dei civili dalla linea del fronte ad Avdiivka e Maryinka (Donetsk). Il capo dell'amministrazione militare di Avdiivka, Vitaliy Barbash, ha denunciato alla Cnn che «gli invasori sparano sulle persone che fuggono».
L'intelligence di Kiev ha fatto sapere che Mosca si prepara a un blitz missilistico su tutto il territorio per colpire centrali elettriche e riserve d'acqua. In serata missili ucraini hanno danneggiato l'aeroporto di Kursk su territorio russo, in risposta Mosca ha effettuato raid su Kherson.
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