L'antimafia, quanto e più ancora delle biciclette inventate da nonno Calogero regalate negli ultimi anni a Napolitano e a Camilleri, è il suo marchio di fabbrica. Lui, Antonello Montante, negli ultimi dieci anni ha scalato i vertici di Confindustria, più che per meriti imprenditoriali (le bici e un'azienda che produce ammortizzatori per veicoli industriali), per aver introdotto concetti quali codice etico, patente anticorruzione, rating positivo per le aziende che dicono no ai boss, espulsione per gli imprenditori che non denunciano il pizzo. Lui è l'amicone di magistrati di ministri, di prefetti. Lui è così antimafia che il governo Renzi lo ha piazzato il 20 gennaio scorso nell'Agenzia per i beni confiscati, a distribuire i beni scippati ai boss. E ancora lui, si maligna, è quasi il vero governatore di Sicilia visto che ha sponsorizzato Rosario Crocetta che ha messo in giunta una funzionaria della sua Confindustria d'origine, Caltanissetta (Linda Vancheri, fresca di delega anche per Expo 2015). Lui, insomma, è l'antimafia, il simbolo degli imprenditori che fatturano legalità più che profitti. E ora proprio lui, Montante, cavaliere del lavoro dal 2008, delegato nazionale per la Legalità di Confindustria e presidente di Confindustria Sicilia si ritrova invischiato in un'inchiesta per mafia, dai contorni un po' nebulosi - le parole di tre pentiti - ma con un dato che tanto imbarazza: un imprenditore futuro boss, con l'ormai defunto padre padrino del suo paese d'origine, Serradifalco (Caltanissetta), suoi testimoni di nozze quando aveva 17 anni; e una fotografia con lo stesso imprenditore-boss negli anni '90.
A far scoppiare la bomba ieri è stata Repubblica . Ma in realtà foto e certificato di nozze, imbarazzanti per chiunque (l'ex ministro Dc Calogero Mannino è stato sotto processo anche per aver fatto da testimone a un matrimonio, quello della figlia di un amico politico con il figlio di un boss) ma tanto più per un paladino della legalità come Montante, erano uscite già ad aprile del 2014. A pubblicarle I Siciliani giovani , retaggio de I Siciliani di Giuseppe Fava. Le inchieste, scrive Repubblica , sono due, una a Caltanissetta e una a Catania. Tre pentiti, forse storie di appalti. E quella storia, delle nozze. Imbarazzante, e stonata col personaggio, che una volta a un convegno si vantò di aver stravolto la «cultura» dei «notabili del paese a spasso col mafioso di turno». Montante, da dieci anni a questa parte, è l'antimafia. E infatti tutti - tranne i grillini - si schierano a fianco dell'inventore della Confindustria della legalità, quale lui, insieme al suo predecessore Ivan Lo Bello, è considerato. «Sono sorpreso dalle anticipazioni a mezzo stampa che riguardano Montante, che ha deciso da tempo di schierarsi nella lotta contro la mafia, rischiando in prima persona», dice il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. E il governatore della Sicilia Crocetta, già alle prese ieri con un'altra grana, l'arresto per mafia di un ex candidato del suo partito, il Megafono: «Di Montante conosco la storia individuale, personale di un uomo che ho conosciuto per le sue iniziative antimafia». Crocetta minimizza la storia delle nozze: «Montante all'epoca aveva 17 anni, cosa doveva capirne di mafia. Allora qualunque siciliano che abbia avuto un vicino di casa o un compagno di scuola mafioso può essere indagato? Basta questo per essere accusati?».
Dal canto sul Montante grida al complotto: «Mi tornano in mente le parole profetiche pronunciate dal presidente della corte d'Appello di Caltanissetta in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario.
L'alto magistrato ha parlato di attacchi contro i nuovi vertici confindustriali siciliani e nisseni, spesso aggrediti attraverso il metodo subdolo della diffamazione e del discredito mediatico, e l'accentuata campagna di delegittimazione condotta a tutto campo contro vari protagonisti dell'antimafia operativa, mirati a riprodurre una strategia della tensione che potrebbe tradursi in azioni eclatanti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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