«Evoluzione riformista? Sarebbe stato preferibile un dignitoso silenzio. È una questione di buon gusto». Enrico Zanetti è un filino arrabbiato. Colpa dell'Italia che ha perso a rubgy o dei suoi ex colleghi di partito come il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini che se ne sono andati? «Non esaspero i toni mi sento preso in giro da persone con cui ci si stava confrontando sul presidente di Scelta civica», dice il sottosegretario all'Economia che oggi potrebbe diventare il nuovo leader di Sc.
Che cosa resta di Scelta civica dopo la scissione?
«Scissione vuol dire che un pezzo di un partito se ne va...».
Beh, un quarto degli eletti...
«Sono otto persone. Un partito è fatto anche dai coordinatori, dai delegati, da migliaia di persone. È una fuoriuscita minima che fa scalpore perché raggruppa la quasi totalità delle persone che grazie a Sc hanno avuto cariche istituzionali. E se ne vanno per difendere quei posti».
È gente senza voti?
«È gente senza iscritti, l'unico è Gianluca Susta. Parliamo di un ministro, un viceministro, un sottosegretario e un vicepresidente del Senato, tutti contrari alla mia mozione, che non sono neanche riusciti a prevalere in un partitino come lo definiscono loro. Se non sei capace di importi al congresso sei messo male. Sputi nel piatto in cui hai mangiato e che tu hai contribuito a rimpicciolire perché ne eri dirigente».
E ora si dovrebbero dimettere?
«Io non le chiedo anche se ricordo che qualche anno fa il segretario del Pd tuonò a Porta a porta chi cambia partito dovrebbe dimettersi».
E lei? Si dimetterà dal governo?
«I rapporti tra alleati e quelli nel governo sono separati. Tra noi e Pd serve un chiarimento. L'invito mirato a singoli esponenti è un comportamento... antipatico».
Al governo non cambia niente?
«È evidente che con così poco fair play tra partiti di maggioranza è possibile che da parte nostra ci sia una minore disponibilità ad accettare alcune scelte che rispondono alle nostre priorità».
Insomma, metterete altri veti...
«Non ne abbiamo mai messi, è una leggenda metropolitana. Se i ritmi di governo sono stati meno sostenuti è perché sono esplose le contraddizioni dentro i partitoni. Se il Pd ci rispetta, bene. Altrimenti restiamo al governo finché ci convince».
Se dovesse vincere il congresso?
«Domani ribadirò gli stessi concetti, come ha fatto ieri anche Alberto Bombassei. È un sentire comune nel partito».
E Benedetto Della Vedova?
«So che andrà al Misto, ma è un dato tecnico perché con la fuoriuscita il gruppo è stato spazzato via. Lo invito a riflettere. Rispetto agli altri... funamboli ( ride ) è stato coerente, non è entrato...».
Nel pacchetto di mischia del Pd...
«( Ride di nuovo )... Spero che accetti il risultato del congresso e rimanga nel partito. Altrimenti pazienza...».
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