In pensione da pochi mesi medico stermina la famiglia

L'uomo, ex primario di urologia, ha ucciso moglie e figli. Poi il suicidio. Il primogenito era disabile

In pensione da pochi mesi medico stermina la famiglia

Ha sparato alla moglie e ai figli e poi si è ucciso. Carlo Vicentini, 70 anni, amato e stimato medico Aquilano, ieri ha chiuso i conti con la vita nella villetta alle porte della frazione di Tempera (L'Aquila). Il delitto è stato scoperto solo ieri, ma risalirebbe a giovedì.

L'uomo, primario di urologia per circa vent'anni all'ospedale di Teramo, era andato in pensione solo due mesi fa, dopo un brillante carriera. Sul posto ieri la polizia e il magistrato di turno, Guido Cocco, hanno cercato di dare un senso a quello che amici, colleghi e conoscenti ritengono assurdo. L'unica certezza è l'arma del delitto. Vicentini avrebbe usato la sua pistola regolarmente denunciata. L'ha puntata contro il figlio Massimo 43enne, disabile e attaccato a un respiratore, la figlia Alessandra, 36enne, e la moglie Carla Pasqua, di 63 anni, ex funzionaria amministrativa della Asl dell'Aquila. Sono ancora al vaglio il movente e le circostanze. I corpi giacevano nelle rispettive stanze. Solo quello di una delle vittime, è stato trovato sotto un letto, come se la vittima volesse sfuggire all'esecuzione.

L'ultimo accesso su whattsapp della figlia risalirebbe alle 2 della notte tra mercoledì e giovedì. Al vaglio degli inquirenti tutti i telefonini. Nessuno dei vicini potrebbe indicare con certezza l'ora dell'omicidio suicidio. «Viviamo in una zona dove il rumore dei colpi può essere facilmente confuso - spiegano -. Non abbiamo sentito nulla di particolare, pur notando che la casa del dottor Vicentini è rimasta chiusa per tutta la giornata di ieri (giovedì, ndr.)». Fuori dall'abitazione anche Giovanni Vicentini, fratello dell'urologo. «Mi aveva detto due giorni fa che con tutta la famiglia sarebbe andato al mare a Tortoreto (Teramo) - racconta - ho provato a contattarlo senza ricevere risposta. Ho solo visto che le finestre erano abbassate e ho pensato fossero già partiti. Solo oggi, con delle chiavi secondarie sono andati ad aprire, rendendosi conto della tragedia».

A scoprire i cadaveri sono stati alcuni amici e parenti, che hanno deciso di cercare la famiglia nella villetta. La porta è stata aperta con una copia delle chiavi in possesso a uno di loro. Sarebbe stato trovato un biglietto, ma sul contenuto c'è il massimo riserbo. Il figlio, Massimo, era affetto da una grave malattia neurodegenerativa e il medico era torturato da questo pensiero. Gli era spesso accanto, nelle lunghe sedute terapeutiche necessarie a contrastare l'avanzata della patologia. Invece Alessandra era dietista da qualche mese era stata assunta nella stessa Asl in cui lavorava il padre.

«Siamo devastati. È una tragedia che non riusciamo a spiegarci: il professor Vicentini era un urologo molto bravo ed apprezzato oltre che un uomo gentile e sensibile - dice il direttore generale della Asl di Teramo Maurizio Di Giosia -. Era andato in pensione circa un mese fa, dopo aver fatto un grandissimo lavoro nella nostra azienda, nel reparto di urologia a gestione universitaria. Al momento del pensionamento il reparto è tornato a gestione ospedaliera, ma ha continuato con il grande lavoro impostato dallo stesso Vicentini che era medico ricercato da fuori Teramo e fuori regione». I colleghi lo apprezzavano.

C'è chi ipotizza che potrebbe aver ceduto alla disperazione, cadendo in depressione, proprio dopo essere andato in pensione incapace di reggere l'idea di perdere il figlio. Ma si resta nel campo delle ipotesi e solo ulteriori riscontri potranno dare una risposta.

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