Pensioni, vedove espropriate: ​tagli fino al 50% degli assegni

La riforma annunciata mette nel mirino i redditi più alti. Poletti: "Superare le sovrapposizioni". Ma l'opposizione accusa: "Fanno cassa con i morti"

Pensioni, vedove espropriate: ​tagli fino al 50% degli assegni

Il taglio delle pensioni di reversibilità si tinge sempre più di giallo. Maggioranza e opposizione si stanno rendendo conto che il ddl governativo di misure anti-povertà nasconde al suo interno una mina vagante: la «razionalizzazione delle prestazioni sottoposte alla prova dei mezzi», cioè l'ancoraggio della reversibilità all'indice Isee.

Dopo le prime proteste, scaturite in seguito alla denuncia della Spi-Cgil sulla trasformazione di una prestazione previdenziale (che nasce da un versamento ad hoc dei contributi) in assistenziale (un sussidio), domenica sera fonti del governo avevano fatto sapere che «se ci saranno razionalizzazioni, saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni», alludendo a una stretta futura sulle erogazioni. Circostanza che ha provocato molti malumori cui il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ieri ha risposto senza però dissipare tutti i dubbi. «È una polemica totalmente infondata: la delega del governo lascia intatti tutti i trattamenti e per il futuro non è allo studio nessun intervento sulla reversibilità», ha precisato aggiungendo che «tutto quello che si propone è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale».

Non è una questione di poco conto. Nel 2015 le nuove pensioni di reversibilità erogate sono state 183.085, circa un terzo dei nuovi trattamenti complessivi. L'importo medio è basso (650 euro) perché è legato alla presenza del coniuge (60% del trattamento) o dei figli minori di 26 anni se universitari (100% della pensione se oltre al coniuge ce ne sono almeno due). Una decurtazione del 25% in base al reddito è già prevista se l'erede ha un reddito superiore a tre volte la pensione minima (circa 1.500 euro). Il taglio sale al 40% se il reddito è superiore a 4 volte il minimo e al 50% per redditi oltre cinque volte il minimo. Il ddl, insomma, potrebbe intervenire in questa direzione.

«Un governo che fa cassa sui morti mi fa schifo», ha commentato su Twitter il segretario della Lega, Matteo Salvini, aggiungendo che in questo modo vengono «fregate migliaia di persone, soprattutto donne rimaste vedove, rubando contributi effettivamente versati, per anni». Sullo stessa lunghezza d'onda anche le osservazioni dell'azzurra Renata Polverini («Così si creeranno solo nuovi poveri) e di Giorgia Meloni di Fdi («Renzi se la prende con la povera gente»). Anche le associazioni per i diritti degli omosessuali sono in rivolta. Il ddl Cirinnà, infatti, estende la reversibilità anche ai superstiti di gay e lesbiche che abbiano stipulato un'unione civile e i contenuti del ddl anti-povertà vengono interpretati dalla comunità arcobaleno come una misura punitiva nei loro confronti. La reversibilità «omosessuale» avrebbe, tuttavia, un costo stimato tra i 300 e gli 800 milioni di euro a regime nel 2025.

Sul piede di guerra, ovviamente, il sindacato.

Annamaria Furlan, leader della Cisl, ha sottolineato che «si tratta di una questione molto delicata che bisogna affrontare con il confronto». Ancor più duro il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo. «Questa volta sbatteranno il muso», ha detto.

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