Atene - Grecia e Turchia, per una volta, unite ma dal filo del terrorismo islamico. Se Atene sale alla ribalta della cronaca per aver ospitato, da residente, e poi arrestato il 27enne Abdelhamid Abaoud, brussellese di origini marocchine capo della cellula scoperta in Belgio, Ankara diventa di diritto nuovo terreno di indagini per via del canale che, dalla Siria, i jihadisti proprio tramite la Turchia e in barba a Frontex e Triton usano per attraversare l'Adriatico, direzione Europa. Quella stessa Europa che, all'indomani della strage parigina e degli arresti della cellula jihadista a Verviers, schiera l'esercito per le strade di Bruxelles e aumenta l'allerta a 7 (su 10) in Italia, con potenziamento dei controlli nei porti pugliesi di Bari e Brindisi (i primi approdi dalla Grecia).
Abaaoud, arrestato ieri nel borgo ateniese di Pagrati assieme a tre complici, si è unito ai jihadisti dopo essere cresciuto a Molenbeek, un quartiere popolare di Bruxelles. Costante la collaborazione con Fbi e Interpol che ha permesso, a cavallo tra Natale e Capodanno, di intercettare una serie di conversazioni sospette nel carcere di Ladino, vicino Liegi, tra un detenuto e lo stesso Abaoud. E le telefonate sono state identificate come provenienti dalla Grecia. Per questo le autorità belghe hanno contattato le controparti elleniche che hanno attivato immediatamente le procedure di emergenza. Con il nome di battaglia Abou Soussi, ha combattuto in Siria con l'Isis e appare in diversi video di propaganda dello Stato Islamico.
Altissima la tensione in Belgio. Per la prima volta in trent'anni circa 300 militari presidiano gli obiettivi più sensibili a Bruxelles (dove c'è stato un allarme bomba poi rientrato) e Anversa, tra cui ambasciate e edifici nel quartiere ebraico. E mentre in Yemen due francesi legati ad Al Qaida sono stati arrestati, ecco che una ventina sarebbero le cellule cosiddette dormienti in Francia, Germania, Belgio e Olanda, per quasi duecento potenziali terroristi, secondo le stime fornite dai federali americani.
Ma il bilancio della giornata di ieri sul fronte guerra ai jihadisti fa segnare anche la chiusura precauzionale del tunnel sotto la Manica per del fumo improvviso, rilevato all'interno e soprattutto la reazione in Libano, con scritte sui muri del centro culturale francese a Gaza. «Andrete all'inferno, giornalisti francesi» per protestare contro la decisione del settimanale satirico Charlie Hebdo di pubblicare nuove vignette su Maometto. «Tutto, ma non il Profeta», recita un'altra.
A Milano invece è stato rinvenuto dai Ros il manuale «Elementi di base per la preparazione del jihad per la causa di Allah» in un'appartamento abitato dal tunisino Maher Bouyahia arrestato in Italia negli anni scorsi con l'accusa di essere un presunto arruolatore di estremisti. Scritto in arabo, il testo è una sorta di vademecum per la guerra santa contro gli infedeli, ad appannaggio dei potenziali terroristi. Ma è tutto il versante euromediterraneo a tremare. A Parigi vietata dalla magistratura francese la manifestazione «islamofoba» che si sarebbe dovuta svolgere oggi, in Marocco smantellata una cellula di otto reclutatori di volontari per Siria ed Iraq per conto Isis.
Mentre la reazione islamica si trasforma in battaglia interreligiosa, con in Niger altre quattro chiese date alle fiamme dopo le due incendiate a Zinder e le altre due saccheggiate ieri nella capitale. Quanto alla Turchia è stata a lungo sospettata di sostenere gli estremisti in Siria, come dimostrò il suo approccio controverso alla coalizione anti Califfato. Il governo ha sempre negato appoggi all'Isis ma ora, dopo che gli hacker islamici hanno pubblicato i protocolli segreti, il vaso di Pandora è aperto. Primo caso, i tre camion che Ankara ha inviato con armi e munizioni. Uno stato di allarme rosso confermato dai servizi turchi, secondo cui sul Bosforo circa tremila sono i soggetti legati all'Is oltre a 800 guerriglieri turchi già arruolati, come conferma il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu. È la ragione per cui il governo ha espulso 1.165 persone e vietato l'ingresso ad altre 7.250.
Nelle stesse ore però il Presidente Recep Tayyip Erdogan ha attaccato frontalmente il quotidiano laico Cumhuriyet , reo di aver
pubblicato un estratto dell'ultimo numero di Charlie Hebdo . «Dove credete di vivere? ha detto Erdogan al giornale La Turchia è al 99% un Paese musulmano. Non potete insultare così i valori sacri della gente».twitter@FDepalo
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