"Sta andando tutto a carte quarantotto. Di qui a qualche mese torneranno i tecnici al governo. Quelli che io ho combattuto per ristabilire il primato della politica. Mi dispiace e mi preoccupa". Questo è quanto dice Matteo Renzi a Bruno Vespa nel libro 'Rivoluzione. Uomini e retroscena della Terza Repubblica', profetizzando che il governo Conte ha i giorni contati.
Eppure c'è stato un momento, a ridosso del voto, in cui il Pd è stato vicino a mettere nell'angolo l'ex premier pur di fare l'accordo con i pentastellati ed evitare la nascita del governo Lega-M5S. "Quando la mattina del 5 marzo mi chiamò Franceschini - rivela Renzi - per dirmi in modo sbrigativo che dovevo andarmene, capii che c'era una parte del Pd che fin dalla notte elettorale immaginava che noi dovessimo metterci d'accordo con i 5 Stelle. C'era un'ala della vecchia sinistra democristiana che si poneva di romanizzare i barbari". E ancora: "Appena vidi che si stava stabilendo una intesa tra Martina e Fico mi accorsi che si era creato un sistema. La strategia era molto chiara: mettevano la pallina dell'accordo su un piano inclinato, non rendendosi conto che nella base del Pd nessuno voleva l'accordo e speravano che fosse troppo tardi per dire no".
L'ultimo pensiero di Renzi va a suo padre Tiziano: "Dopo la notizia della richiesta di archiviazione ho ricevuto migliaia di messaggi di cittadini comuni, ma nessuno da personaggi delle istituzioni. Incredibile. E silenzio di tomba anche da chi aveva grandi responsabilità istituzionali quando questa vicenda esplose. Molti zitti anche nel Pd, insomma".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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