Referendum, sì del Cavaliere: "Non è come in Catalogna"

Berlusconi in campo per il voto sull'autonomia. E sulla legge elettorale: «Larghe intese? Chiederò al Paese il 51%»

Referendum, sì del Cavaliere: "Non è come in Catalogna"

nostro inviato a Mestre

Berlusconi apre la campagna elettorale sul referendum. Per la prima volta parla della consultazione del prossimo 22 ottobre sull'autonomia e lo fa in Veneto, seppur a distanza, con un video messaggio. Il Cavaliere è al Sud per abbracciare Ischia, schiaffeggiata dal sisma ma è anche qui a Mestre dove Brunetta ha organizzato gli stati generali azzurri per (ri)lanciare Forza Italia e il centrodestra. Un centrodestra che qui governa bene ma che si fa interprete delle difficoltà di un ceto medio strozzato dalla crisi e dallo Stato invadente e vorace. Ecco quindi che Berlusconi, per la prima volta, parla del voto sull'autonomia: primo passo per arrivare a palazzo Chigi. «Sono anni difficili ma il peggio è alle spalle - dice il leader forzista - Il Veneto è fatto di lavoratori tenaci, piccole imprese, commercianti che lavorano con spirito di sacrificio. Il Veneto può essere la locomotiva d'Italia ma ha bisogno di istituzioni che la supportino e non di istituzioni ostili. Quindi bisogna votare con grande convinzione Si al referendum».

Una presa di posizione forte che ha il vantaggio di fare da collante al rapporto con i cugini leghisti, tradizionali portabandiera delle istanze autonomistiche. E in un periodo in cui i sentimenti tra azzurri e leghisti non sono idilliaci, la discesa in campo del Cavaliere sul referendum rasserena i rispettivi animi. «Un Veneto più libero e avanzato è un vantaggio per tutta l'Italia», dice il Cavaliere che tiene a specificare che la visione autonomistica di Forza Italia è solidale e meno hard di quella della Lega. Per non parlare del modello spagnolo: «La Catalogna non c'entra nulla con il prossimo referendum - dice il Cavaliere - il nostro referendum sarà legale e costituzionale». Il senso della consultazione? «La sussidiarietà: lo Stato non faccia ciò che fa meglio la Regione; la Regione non faccia ciò che fa meglio la Provincia, e così via... E il pubblico non faccia ciò che fa meglio il privato».

Musica per le orecchie della platea che quando sente parlare di pubblico digrigna i denti. Tutti liberali e liberisti che si spellano le mani perché Berlusconi cita una «Vera rivoluzione. Lo Stato fa troppo e male. Noi faremo la rivoluzione moderata e liberale. La prima tappa è il referendum del 22, la seconda sono le elezioni politiche di primavera. E io sono certo che vinceremo», giura il Cavaliere che ringrazia Brunetta, «combattente unico con una capacità di lavoro straordinaria», e Niccolò Ghedini, «bravissimo ma soprattutto grande e sincero amico».

Si pensa già alle prossime politiche ma è ancora presto per ragionare di liste. Il Rosatellum è appena passato alla Camera ma manca il sì del Senato ma ormai la partita è chiusa. E di legge elettorale Berlusconi parla da Ravello, al matrimonio della sorella della compagna Francesca Pascale: «Non è vero che il Rosatellum penalizza il Sud: abbiamo vinto importanti città anche nel Mezzogiorno. E in Sicilia siamo in netto vantaggio. In tutti i collegi del Sud saremo competitivi anche perché da oggi sarò in campo io». Lo spettro delle larghe intese? Scacciato: «Lo escludo. Chiederò agli italiani di darci il 51%. Non prendo in considerazione altre ipotesi. Nella mia vita ho sempre ottenuto gli obiettivi che mi ero prefissato». Sui rapporti di forza con la Lega, Brunetta è convinto: «Forza Italia sarà davanti al Carroccio».

Il Rosatellum non garantirà una maggioranza? Brunetta non ci crede ma tra i denti parla già di «grosse grosse koalition: dentro tutti tranne i 5Stelle. E comunque a dare le carte saremo noi». Chissà cosa ne pensa Salvini.

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