Regionali, Salvini alza il prezzo Il Cavaliere: la Lega usi la testa

Berlusconi spera nel Carroccio dialogante: «Se fa il Grillo di destra Matteo è il miglior alleato di Renzi». E il leader padano: «Niente polemiche, Fi deve dire se condivide le nostre proposte»

B erlusconi spera nella Lega dialogante perché «i veti e i “vaffa...” di Salvini giovano solo al Pd. Paradossalmente se Matteo fa il Grillo di destra si trasforma nel miglior alleato di Renzi». Questo il ragionamento del Cavaliere desideroso che «dopo i muscoli la Lega mostri la testa». In altre parole: Salvini ha legittimamente aizzato la sua piazza ma poi deve prevalere l'interesse generale dell'elettorato di centrodestra. L'ex premier, che non è in piena sintonia con alcune frange di destra estrema presenti in piazza del Popolo, pensa sempre che «l'elettorato è lo stesso e quindi non si può andare divisi favorendo il Pd; sarebbe un suicidio politico».

Formalmente siamo ancora al braccio di ferro con Salvini che avverte: «Io voglio parlare di contenuti. Al di là delle polemiche vorrei sapere se Fi condivide o meno le proposte della Lega: se non le condividono, peggio per loro, perché i loro elettori sì...». Di fatto s'intravvedono spiragli per un accordo, magari siglato da Zaia in modo che sia il governatore uscente a metterci firma e faccia.

Berlusconi, che attende l'esito del consiglio federale di oggi, ha un duplice atteggiamento nei confronti di Salvini: da una parte ne critica l'estremizzazione tanto che arriva a definirlo un «Grillo di destra»; dall'altra ne riconosce capacità dialettiche e fiuto politico. In ogni caso è un alleato naturale con il quale si può e si deve trattare perché l'avversario vero è la sinistra. Ecco perché, ad esempio, l'ex premier chiede espressamente ai giovani di Azzurra libertà - sabato aggrediti e cacciati dalla piazza - di non gettare benzina sul fuoco. Infatti i fratelli Zappacosta, uno dei quali è finito all'ospedale a causa di un petardo scoppiato vicinissimo all'orecchio, tornano a minimizzare: «Nonostante l'accaduto produca dolore e rabbia - dice Andrea Zappacosta - sono sicuro che tale fatto sia limitato al fanatismo di chi l'ha compiuto e non rappresenti la volontà di Salvini e della stragrande maggioranza degli elettori della Lega Nord». Toni dialoganti come quelli dei tanti pontieri che da settimane - e anche in queste ore - lavorano affinché Salvini non si impicchi ai soliti veti.

D'altronde sono in tanti, nella Lega, a fare il tifo affinché Salvini faccia prevalere la realpolitik e non vada allo scontro con Tosi, precludendosi alleanze con i moderati che, peraltro, hanno garantito al Carroccio il governo della Lombardia e dello stesso Veneto. Ed è per questo che, forti della sponda di molti leghisti dialoganti, sono in tanti in Fi a prendere di petto il leader del Carroccio. Per Paolo Romani «Fi può avere in comune qualcosa con chi c'era sul palco, come Bossi o con la classe dirigente della Lega, come Maroni con cui governiamo insieme. Abbiamo poco in comune con CasaPound e poco in comune con la cultura del vaffa». Per Toti, invece, «il problema è che ci sono due Leghe. Una Lega del dottor Jekyll, quella degli Zaia e dei Maroni, che governa benissimo in Veneto e in Lombardia. E una Lega di mister Hyde-Salvini orientata alla costruzione di una destra lepenista che non ha alcuna possibilità di rappresentare un'alternativa a Renzi».

E pure Alfano manda un messaggio al Cavaliere: «Non è nel suo interesse sottomettersi all'estrema destra». Non si placano, invece, le scaramucce interne, con i fittiani sempre col coltello tra i denti per la rimozione di due coordinatori piemontesi vicini all'ex governatore pugliese. Tensioni che paiono non smussarsi.

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