La giornata piemontese del premier Matteo Renzi è trascorsa tra alti e bassi. Compostezza e dolore alle esequie dell'imprenditore Michele Ferrero, l'inventore della Nutella ad Alba. Entusiasmo ed energia nelle visite a Mirafiori, stabilimento principale del gruppo Fiat Chrysler Automobiles, e a quello di General Motors Powertrain. Contestazioni degli studenti e dei No Tav all'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico di Torino.
Ed è proprio rendendo omaggio al presidente di Fca, Jaki Elkann, e all'amministratore delegato, Sergio Marchionne, che il presidente del Consiglio ha rinnovato la propria professione di fede non solo nelle sorti del Lingotto, ma anche in quelle della nazione. «Sono gasatissimo dai progetti di Marchionne», ha detto il premier, manifestando entusiasmo per i nuovi prodotti in arrivo da casa Fiat. «Sono sicuro che il meglio debba venire. Il rilancio sarà sorprendente non solo per i critici ma anche per chi ha sostenuto quel cambiamento», ha aggiunto. Orgoglio patriottico, certo, ma anche un po' di spavalderia considerate le polemiche suscitato dal trasferimento della sede sociale all'estero, decisa dagli eredi dell'Avvocato.
Ma il messaggio che Renzi voleva lanciare era un altro ed era diretto a tutti gli avversari che intendono sbarrare la strada ai suoi progetti. «L'Italia è da sempre la terra in cui il domani arriva prima e noi non siamo rassegnati all'idea di una Italia pigra e rassegnata», ha chiosato. «Siamo una realtà che continua ad avere molti limiti, fare le riforme vuol dire superarli», ha proclamato ricordando che «siamo un paese manifatturiero secondo solo alla Germania, ma li riprenderemo». Avvertiti i «tifosi» di Angela Merkel, il premier ha nuovamente solleticato l'orgoglio patrio affermando dinanzi ai lavoratori di Powertrain che «l'industria che vince non è quella della lagna ma quella dell'innovazione, spero che altre realtà tornino a credere nel nostro Paese».
Molta fiducia in lui non aveva il «comitato di accoglienza» che si è ritrovato al Politecnico: qualche centinaio di manifestanti, tra studenti, Fiom, Rifondazione, sindacati di base e No Tav. Sui cartelli mostrati dai manifestanti frasi del tipo «Renzi vattene, non sei il benvenuto» e «La buona scuola non è quella che ti crolla in testa». Il premier non si è perso d'animo, nonostante nell'aula magna si sia intrufolato un contestatore che voleva consegnargli un cappello da giullare come premio per la sua ars retorica . Circostanza che non ha frenato Renzi dal rilevare che «ci sono università di serie A e di serie B nei fatti in Italia: rifiutare la logica del merito è quanto di più antidemocratico possa esistere». Insomma, «l'Italia sarà spazzata via» se si pensa di mettere tutti gli atenei sullo stesso piano.
Ecco, c'è sempre qualche avversario, qualche «gufo» a bloccare tutto. «Sulla riforma del lavoro siamo alla conclusione dei decreti attuativi - ha detto - mentre quella della Pubblica amministrazione è ancora alla prima lettura in commissione, perché ci sono dei freni». In Italia, ha aggiunto, c'è una visione per cui democrazia «non è fare le cose ma bloccare gli altri».
Renzi non ha responsabilità di ciò che non funziona - è il messaggio - perché lui ce l'ha messa tutta. «Tra qualche giorno festeggeremo, commemoreremo o malediremo il primo anno di governo, ognuno può barrare la casella A, B o C che preferisce». Con i tempi che corrono, chi sceglie le ultime due opzioni rischia grosso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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