Il rischio, secondo il capo del governo, è che un passo falso sull'Italicum possa allargare il contagio anche alle altre riforme, a partire da quella costituzionale. La minoranza interna sembra tenere la posizione, ma inizia a inviare segnali di incertezza. «Una mediazione è ancora possibile, ma servono volontà, coraggio e parole scolpite», si legge in un memorandum sull'Italicum di Sinistradem, l'area che fa riferimento a Gianni Cuperlo. Un'apertura che fa seguito all'annuncio - dato dal vicesegretario Pd, Lorenzo Guerini - che non verrà posta la fiducia almeno sulle pregiudiziali di costituzionalità.
Le opzioni in campo sono sostanzialmente due. Se Renzi decide di mettere la fiducia l'iter dell'Italicum potrebbe concludersi già entro 48 ore. «A quel punto, però, il governo si prepari a procedere su tutti i provvedimenti a colpi di fiducia», annunciano minacciosi i ribelli del Pd. Se, invece, il premier rinuncia alla fiducia inizia l'esame degli articoli e degli emendamenti, con il voto finale che slitterebbe alla prossima settimana. A quel punto l'opposizione e la minoranza del Pd potrebbero unire le forze e organizzare una «imboscata» su un qualche voto segreto, imponendo una modifica al testo e il conseguente ritorno al Senato. Ovvero proprio quello che Renzi vorrebbe evitare.
Il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, ha già annunciato almeno due voti segreti sulle tre pregiudiziali presentate (sulla terza, essendo di carattere procedurale, non è possibile). Il timore di andare sotto è percepito in maniera chiara dallo stato maggiore di Via del Nazareno, tanto che via sms arriva la «precettazione» di tutti i deputati Pd. «Domani dalle 11,30 voti segreti su pregiudiziali su legge elettorale. Presenza obbligatoria senza eccezione alcuna. Annullare ogni impegno e missione». Un richiamo che forse sarebbe stato utile anche nella giornata di ieri, visto che per l'avvio della discussione generale non erano presenti in aula più di venti parlamentari, tra cui il relatore Francesco Paolo Sisto di Forza Italia che ha festeggiato il suo compleanno in aula.
Un aiuto inatteso alla maggioranza arriverà invece dal deputato di Sel, Toni Mattarelli, pronto a votare l'Italicum, in rottura con il resto del partito. L'ipotesi che sta emergendo tra i renziani è quella di porre la questione di fiducia sui tre articoli portanti della riforma elettorale, procedendo quindi con tre distinte votazioni. In questo modo si potrebbe arrivare a chiudere la questione entro giovedì sera. È di questa mattina invece l'appello del premier al suo partito: «Nel voto c'è in ballo la legge elettorale, certo. Ma anche e soprattutto la dignità del nostro partito», scrive il premier in una lettera, «la prima regola della democrazia è rispettare la regola del consenso interno». Un richiamo valoriale che «offende» la minoranza. «Dignità è un concetto profondo ed è offensivo usarlo a fini di polemica interna» si legge nel Memorandum sulla legge elettorale di Sinistradem. «Nessuno può dire che chi esprime un'opinione diversa colpisce la dignità di una comunità come il Pd. Una eventuale fiducia sarebbe uno strappo gravissimo».
di Fabrizio de Feo
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