Gian Maria De Francesco
Roma Maurizio Casasco, presidente di Confapi, la convention di Stefano Parisi pare aver lasciato un po' sullo sfondo alcune tematiche che, invece, stanno a cuore alle pmi. Che opinione ha in merito?
«Niente di personale con Parisi, ma credo che per parlare di politiche economiche, presenti e future, non si possa prescindere dalla considerazione delle piccole e medie imprese che, nonostante le tempeste e i venti di crisi, sono ancora la colonna portante del nostro sistema produttivo. A differenza del presidente Inps Boeri, che ha affermato che non c'è futuro per il manifatturiero, credo che di lì dobbiamo passare per rimettere in piedi l'Italia. Per questo chiedo, a nome della piccola e media industria e degli imprenditori, di ascoltarci».
Cosa chiedete alla politica?
«Chiediamo innanzitutto di considerare, sia dal punto di vista fiscale sia normativo e degli incentivi e facilitazioni, l'aspetto dimensionale, poiché incide notevolmente sulla marginalità dei costi, nettamente superiori a quelli delle grandi industrie. Sottolineo che abbiamo l'80% di problemi comuni alle grandi aziende, ma il restante 20% è specifico e tutto legato alle dimensioni delle nostre imprese che quindi dovrebbero avere aliquote più basse. Stessa cosa per l'Aiuto alla crescita economica: sono state garantite ulteriori detrazioni solo alle grandi aziende quotate in Borsa. Per non parlare di credito».
Taglio dell'Ires e proroga delle decontribuzioni per neoassunti possono bastare nella manovra 2017?
«Aspetto la versione definitiva per dare giudizi. Dalle indiscrezioni, mi pare che siano apprezzabili alcuni punti del piano Industria 4.0 del Ministro Calenda come i superammortizzatori per la digitalizzazione delle imprese. Il mio amico Mario Ohoven, presidente delle pmi tedesche e presidente di Cea-Pme, la confederazione europea delle pmi di cui mi onoro di essere vicepresidente, dice che anche in Germania considerano la digitalizzazione delle pmi una tappa importante per il traguardo della quarta rivoluzione industriale».
È d'accordo sulla destinazione di 2 miliardi di risorse alle pensioni?
«Sì, se può favorire l'occupazione dei giovani che un lavoro nemmeno lo cercano più. No, se serve per continuare a garantire chi è già garantito».
Cosa servirebbe per la ripresa?
«L'export non può bastare. Bisogna rilanciare la domanda interna, altrimenti le industrie non sopravvivono. Sarebbe un buon segnale detassare gli aumenti contrattuali, permettendoci di mettere qualche soldo in più nelle tasche dei lavoratori.
E anche riordinare il sistema dei finanziamenti a fondo perduto per trasformarli in crediti di imposta. Infine, sburocratizzare. Sa che un nostro imprenditore dedica, o per meglio dire butta, 269 ore all'anno per adempimenti burocratici contro le 110 di un inglese?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.