Richiedenti asilo da record: quadruplicati in cinque anni

In Europa sono passati da 310mila a oltre 1,3 milioni Italia al secondo posto: sono 55mila, +66% da gennaio

Fuggono dalla guerra, certo. Ma anche dalla fame. Dalla povertà. Dalle discriminazioni politiche e da quelle sessuali. E fuggono - è l'ultima frontiera dell'accoglienza - dai cambiamenti climatici. È l'esercito dei disperati che premono alle frontiere dell'Europa e che ora stanno puntando sempre di più su due paesi: la Germania e l'Italia. Sono questi due paesi a sopportare, secondo la ricerca della fondazione Moressa pubblicata ieri dal Sole 24 Ore, il peso crescente di una ondata ormai fuori controllo, che sta mettendo a dura prova non solo la tenuta «ricettiva» delle nazioni ma anche i loro equilibri sociali e politici, dando il via a fenomeni di rigetto: dal muro di Calais a quello ungherese, fino alla sconfitta della cancelliera Angela Merkel nelle elezioni regionali in Meclemburgo.

La ricerca della fondazione utilizza come indicatori le richieste d'asilo presentiate nei 28 paesi europei di destinazione e individua due dati impressionanti. Il primo è l'aumento esponenziale nel giro di cinque anni, dal 2011 al 2015: fino al quadruplicamento delle richieste, arrivate lo sorso anno a quota 1,3 milioni (e il trend del 2016 è n ulteriore, netta ascesa, + 35,4%). Il secondo è la brusca ridistribuzione nelle destinazioni dei migranti a partire dalla primavera di quest'anno, dopo che il trattato tra Unione Europea e Turchia ha di fatto inaridito la cosiddetta «rotta balcanica», che era fino a quel momento il percorso preferito per raggiungere il Vecchio Continente.

Da quel momento, tutti i principali paesi dell'Unione hanno visto scendere robustamente o addirittura crollare il numero di richiedenti, con due sole eccezioni. La Germania, che già nel primo semestre 2015 era ampiamente la meta preferita, ha visto una impennata del 104 per cento, una massa di oltre 370mila richieste. E l'Italia, che nel 2015 era al quarto posto, ha fatto un balzo in avanti fino alla seconda posizione. Nel primo semestre 2015 avevano chiesto asilo in Italia trentamila profughi, nello stesso periodo del 2016 sono stati cinquantamila. Un incremento del 66 per cento.

Di fronte all'imponenza ci questi numeri, come è noto ogni paese si comporta, al momento di concedere o negare il visto, a modo suo: nel 2016 i più accoglienti sono stati i Paesi Bassi, che hanno accettato il 91% dei richiedenti. L'Italia, che fino a pochi anni fa diceva di sì quasi a tutti (80 per cento nel 2012) sta stringendo i cordoni: solo il 35,8 si vede dire di si dalle prefetture.

Ma neanche questo, a ben vedere, è un dato esaustivo: perché mentre alcuni paesi espellono subito chi si visto rifiutare la domanda, in Italia scatta l'iter dei ricorsi che possono durare quasi due anni, durante i quali il migrante ha diritto a restare sul suolo nazionale. Qui, dalle centinaia di giudici chiamati a valutare le richieste, arrivano decisioni di ogni tipo: a Milano un giudice che ha accolto la richiesta di un «rifugiato economico», in fuga da un paese povero anche se non a rischio di guerra, si è ritrovato isolato tra i suoi stessi colleghi; intanto si sta rafforzando il numero dei ricorsi di profughi che si dichiarano omosessuali, e discriminati in quanto tale nei loro paesi d'origine, sostenuti nei ricorsi dalle associazioni gay italiane. E ora un nutrito fronte di associazioni chiede di allargare ulteriormente le maglie del diritto all'accoglienza, stabilendo per legge il diritto all'asilo anche dei «rifugiati ambientali».

Leader del progetto la europarlamentare della lista Tsipras Barbara Spinelli, che il 24 settembre organizzerà un convegno per chiedere che vengano accolti anche «coloro che fuggono dalla desertificazione e dal collasso delle economie di sussistenza in seguito a crisi dell'ecosistema attribuibili a cause naturali o attività umane».

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