Rinviato il ceffone europeo Ma la manovra sarà pesante

L'Ue pronta a rimandare a ottobre la decisione sui conti Bruxelles vuole una legge di Bilancio lacrime e sangue

Rinviato il ceffone europeo Ma la manovra sarà pesante

«Incrociamo le dita, confidiamo di portare a casa il risultato di evitare la procedura». Il premier Giuseppe Conte, al G20 di Osaka accompagnato dal ministro dell'Economia Giovanni Tria, ha ribadito il proprio ottimismo relativamente alla decisione della Commissione europea, attesa per martedì prossimo. L'orientamento dovrebbe essere confermato dall'Ecofin del 9 luglio con un rinvio di tre mesi.

«Se si porta a casa un risultato, si riconosca che è un risultato che viene portato a casa, cerchiamo di non essere sempre anti-italiani e non giochiamo con le parole», ha aggiunto non escludendo l'ipotesi contraria. «Se invece questo risultato sarà negativo, dovremo misurarci con la realtà», ha concluso. D'altronde, anche il rinvio del Consiglio dei ministri sull'assestamento di bilancio a lunedì prossimo è stato finalizzato all'interlocuzione con i partner europei durante il vertice giapponese. Ovviamente, a Bruxelles non si concede mai niente per niente e il probabile (al momento) rinvio della procedura di infrazione richiede contropartite in moneta sonante. Da una parte, si richiederà l'impegno a una manovra 2020 «rigorosa» e, dall'altro, una sostanziale quiescenza sulla spartizione dei top jobs nei prossimi vertici di Commissione ed Europarlamento. Il presidente di Confindustria Boccia ieri ha «sponsorizzato» il leghista Giorgetti a questo scopo.

La relazione tecnica del ddl sull'assestamento di bilancio spiegherà come nel corso del 2019 si intendono recuperare 7-8 miliardi per riportare il deficit/Pil dal 2,4 al 2-2,1 per cento. Un paio di miliardi sono attesi dalle minori spese per reddito di cittadinanza e quota 100 (cifre che potrebbero diventare strutturali ed estendersi al biennio 2020-2021 di vigenza dei provvedimenti), altri 2 miliardi potrebbero giungere dal maggior gettito Iva assicurato dalla fatturazione elettronica e con i tagli automatici previsti dalla legge di Bilancio 2019 ai ministeri (2 miliardi) si arriverebbe a quota 6. Aggiungendo l'extra-dividendo da 959,8 milioni staccato proprio ieri dalla Cdp. Il Tesoro riceverà 805 milioni che avvicineranno il totale a quota 7 miliardi.

Insomma, l'aggiustamento per l'anno in corso si può dare per acquisito, sebbene il premier olandese Rutte abbia sostenuto che «la Commissione deve intervenire». Il problema sarà come scrivere una manovra che si preannuncia problematica. Il rallentamento della produzione industriale (-0,7% la stima di Confindustria per il trimestre in corso) e il trend negativo degli indici di fiducia anticipano una fine d'anno preoccupante. Difficile che il Pil 2020 possa crescere dello 0,6% come nel quadro tendenziale del Def. Dunque, per non irritare ancora Bruxelles, i 23,1 miliardi delle clausole di salvaguardia vanno coperti interamente e stabilmente (nel 2021 salgono infatti a 29 miliardi). Come detto, reddito e quota 100 dovrebbero lasciare in dote solo due miliardi. Da aggiungere 3 miliardi di spese indifferibili, più la correzione del deficit strutturale che parte dallo 0,6% di Pil cioè 10 miliardi, ma su cui si tratterà.

Il ministro Tria ha sempre mostrato predilezione per il taglio degli sconti fiscali, ossia deduzioni e detrazioni (incluso il bonus 80 euro) magari riparametrandoli sulla base del reddito.

È implicito un aumento indiretto della pressione fiscale tanto più elevato quanto minori saranno i tagli alla spesa corrente. Resterebbe anche la flat tax in versione light da 10 miliardi. Ma col fiato sul collo di Bruxelles non si possono fare voli pindarici.

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