Manila Alfano
Quanto pesa la solitudine di un figlio non riconosciuto dal padre? Vincenzo Trani si è portato questo macigno addosso per anni. Quarantacinque per l'esattezza. Passeggiare tra le vie del centro e poi incontrarlo. All'improvviso il sangue che si gela, sapere che quell'uomo è lui: il papà che non ti ha mai riconosciuto, che non ti ha accettato è dura. Durissima. Da bambino, ma anche da grande perché con la barba non è che uno si scorda di avere un padre. La differenza è che da piccolo ci speri un po' di più. Aspetti, speri in un segno, qualcosa che dimostri che sulla carta no, ma nel cuore lui sa chi sei. Che ti riconosce insomma. Qualsiasi cosa. Una carezza, un sorriso se no. E invece niente. Mai.
Per anni sarà successo decine di volte perché il paese è piccolo, lì a ricordarti la tua storia, le tue radici spezzate a metà. Che qualcosa manca e mancherà sempre. E oggi a riconoscerlo c'è anche la sentenza del tribunale civile di Matera che ha condannato il padre a risarcire un danno esistenziale di 20mila euro per la «privazione della figura paterna». Quel figlio rifiutato- dice il tribunale- durante la sua crescita ha subìto «rilevanti pregiudizi dei diritti della personalità». A tal punto da non poterne più di far finta di niente, a sentire forte il bisogno di giustizia in tribunale almeno, visto che dal suo stesso sangue non arrivava niente. E oggi lui e il suo avvocato possono tirare un sospiro di sollievo. Hanno vinto e hanno segnato il passo. «È la prima volta - dice al Giornale il suo avvocato Luciano Vinci- che un uomo cita in tribunale il padre, di solito a farlo è l'altro genitore. Ma il bisogno di riconoscimento era troppo forte per lui per essere soffocato ancora. Ricordiamoci che siamo al sud, in un paesino. Tutti si conoscono. Quest'uomo è cresciuto con questo senso di vergogna addosso, quello di non avere un padre. Può immaginarsi cosa significa?». Non solo le recite di Natale perse, gli appuntamenti della vita mancati, i pregiudizi della gente, le battutine dei coetanei. «La mamma che veniva additata come una ragazza facile. Oggi la rivincita è anche la sua. Senza considerare la mancanza da un punto di vista materiale». Il tribunale ha quantificato il danno a 20mila euro. «Noi siamo contenti così.
La somma è modesta certo, ma l'importante è aver affermato un principio, aver riconosciuto che ha sofferto è stata la nostra vittoria. E così potrà chiudere con il passato». Una vittima che non si sente più tale e ventimila euro che diventano simbolo. Simbolo di vittoria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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