Rischio alluvione, Roma maglia nera in Europa

Sono 250mila gli abitanti in pericolo. Serve circa un miliardo per gli interventi di prevenzione

Rischio alluvione, Roma maglia nera in Europa

Roma - Nessun'altra capitale in Europa come Roma è a rischio alluvione, con 250mila persone che vivono o lavorano in zone non sicure. Frane, voragini, un pericolo di esondazioni che interessa 1135 ettari di territorio urbano, la più elevata esposizione del nostro continente. E a fronte di una situazione così allarmante, in una città dove solo nei primi tre mesi dell'anno si sono aperte 44 voragini e dove interi quartieri si allagano al primo acquazzone stagionale, prevenzione, manutenzione e investimenti sono quasi inesistenti.

Ed è proprio sulla necessità di un piano contro i rischi idrogeologici della capitale che insiste il primo rapporto sulle criticità di Roma curato dall'Autorità di distretto idrografico dell'Italia centrale, il nuovo ente che ha accorpato anche l'ex Autorità del Tevere. E poiché, si sa, prevenire è meglio che curare, il segretario generale dell'Autorità, Erasmo D'Angelis, sottolinea come «affrontare un'emergenza costa 10 volte di più rispetto al miliardo di investimenti necessario per la prevenzione». Perché è chiaro, osserva l'esperto, che fare prevenzione in una città come Roma, «che da troppi anni non la fa, significa anche ridurre i soldi dell'emergenza e i danni». Il quadro è davvero preoccupante e necessita di interventi che non possono più essere rinviati. Per realizzarli e mettere in sicurezza Roma servono 1040 milioni in dieci anni. Per il momento ce ne sono 104, già previsti per progetti inseriti nel Piano città metropolitane di Italiasicura. E gli altri? «I soldi si trovano - dice D'Angelis - a patto che tutta la filiera istituzionale collabori al di là delle beghe e delle divisioni politiche, dallo Stato, alla Regione, al Campidoglio, ai municipi e le associazioni. Perché un'alluvione o una frana non è di destra, né di sinistra, né grillina».

Roma non è nuova a frane, anche in centro città. È accaduto e può accadere di nuovo visto che ci sono 383 siti considerati a rischio - da Monte Mario, a viale Tiziano, da Monteverde alla Balduina - e le cronache raccontano di recenti eventi franosi in diversi quartieri con interessamento anche di abitazioni spesso troppo vicine ad alture a rischio. Le voragini, inoltre, sono ormai all'ordine del giorno, addirittura quintuplicate in otto anni: da una media di 16 l'anno si è passati a più di 90. E poi c'è il Tevere, con le sponde in condizioni di totale degrado, coperte da vegetazione infestante, e a tratti occupate da tanti disperati che le hanno trasformate nei loro ricoveri di fortuna. Il capitolo sul fiume della capitale è forse il più inquietante del rapporto. Ci sono ben 59 installazioni galleggianti senza ormeggi adeguati, 22 relitti affondati e affioranti abbandonati, aree con scarichi abusivi e discariche. Il rischio alluvioni è più che mai attuale, non fa soltanto parte della storia di Roma, con l'acqua giunta in diverse epoche ai livelli di guardia e quattro grandi alluvioni che hanno visto la città allagata.

Certo, negli anni sono stati costruiti i muraglioni di travertino in centro storico e diverse dighe per tenere a bada il livello del fiume, ma a tutt'oggi Roma è la capitale europea con il maggior numero di abitanti, beni culturali, attività economiche, infrastrutture e servizi in aree alluvionabili e per questo serve correre ai ripari, con una visione strategica. Il piano Roma sicura prevede 155 opere e interventi di contrasto ad alluvioni, frane, voragini con un fabbisogno decennale di investimenti pari, appunto, a circa un miliardo.

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