Torno a New York dopo l'elezione di Donald Trump e trovo i seguenti cambiamenti. Gli americani sono spaccati in modo isterico e drammatico. Il nuovo presidente abita quasi stabilmente dentro la sua Tower sulla Quinta strada che non è soltanto un curioso meteorite d'oro con balconi fioriti, ma anche un pezzo d'architettura straordinario. Appunto di viaggio: uno lascia l'aeroporto di Roma che ha terminal nuovissimi ed eleganti e atterra all'aeroporto JFK su una moquette stracciata e grigiognola di vent'anni fa. Intorno si muove la nuova generazione di americani che però sono cinesi. Prevalgono gli occhi a mandorla e questa crescita dell'Est interno ha influito sulla svolta politica quanto e più dei russi, sia quelli americani che quelli esterni. Chi odia Trump è preso da attacchi isterici. Chi lo ama si precipita alla Trump Tower dove il neo presidente riceve futuri ministri, dignitari e ambasciatori: la grande lobby del palazzo si riempie di folle che considerano il presidente eletto (confermato senza che Obama nulla potesse per bloccarlo in extremis) una divinità, un guru, il nuovo dio americano. E lui seguita a mitragliare tweet come un adolescente e a litigare on line con tutti.
Poi si affaccia come il re delle fiabe e proclama: «Voglio gente del popolo, non celebrità». La data del 20 gennaio si avvicina, Obama dovrà dargli il benvenuto e le chiavi di casa (bianca) con la banda che suona e quel giorno sarà inevitabilmente comico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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