Roma - Non si placano le polemiche sul decreto Genova, approvato nella notte di Halloween a Montecitorio a oltre due mesi dal crollo del ponte Morandi. Le opposizioni attaccano il governo accusando i ministri firmatari del decreto di incompetenza e di favorire sanatorie per i propri collegi elettorali. Il riferimento ovviamente è all'articolo 25 del decreto che in buona sostanza sancisce una deroga alle ultime norme sui condoni edilizi (datate 2003).
Ma andiamo con ordine. I banchi del governo sono poco popolati. Solo quattro rappresentanti per assistere alla lunga discussione in notturna. Con i deputati grillini che si infervorano per l'ostruzionismo prodotto dai mille distinguo e obiezioni portati dai rappresentanti del Pd. Anche Giorgio Mulè (Forza Italia) sottolinea l'inconsueta assenza del ministro Toninelli («non ha partecipato mai alla discussione in Commissione e nemmeno in Aula - aggiunge Mulè - e di questo i genovesi se ne ricorderanno») e lamenta il fatto che il provvedimento manca di risposte chiave come la certezza sui tempi e su chi ricostruirà il ponte. Nel decreto infatti queste cose non sono specificate. Si dice che i costi della ricostruzione sono a carico di Autostrade e basta. Si aggiunge che viene istituita una zona franca (a livello fiscale) per favorire le imprese locali. Vengono assegnate risorse per il trasporto locale e per gli autotrasportatori danneggiati dal crollo. Un'altra serie di norme si rivolge alle zone terremotate: le regioni del Centro Italia ma soprattutto l'isola di Ischia (il già citato articolo 25). Infine, il decreto contiene anche una norma relativa allo smaltimento dei fanghi in agricoltura, innalzando i limiti degli idrocarburi (scatenando l'ira dei parlamentari del Pd).
Il provvedimento è passato con il voto di Lega, Cinquestelle e Fratelli d'Italia. Contrari i parlamentari di LeU e Pd. Mentre Forza Italia ha scelto la via dell'astensione. Una scelta motivata da ragioni precise che è lo stesso Mulè a ricordare.
«Posto che il ministro Toninelli con la sua clamorosa latitanza ha dimostrato ancora una volta di essere il principe degli incapaci - aggiunge il portavoce dei gruppi parlamentari di Forza Italia - abbiamo deciso di astenerci perché il governo ha comunque accolto ben 32 delle correzioni che abbiamo proposto. E di questo siamo soddisfatti perché riguardano gli sfollati, i lavoratori e le imprese.
Rimane l'amarezza di un provvedimento che non dà alcune risposte chiave, da qui il voto di astensione sul testo: dalla certezza sui tempi e su chi ricostruirà il ponte alla visione imprescindibile per Genova e le sue opere come la Gronda, il Terzo valico, la diga. Registriamo però con favore come segnale di ottimismo che il governo ha accolto due raccomandazioni su Terzo Valico e nuova diga del porto di Genova».
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