Sala: "A Milano troppi in strada, ho chiesto più controlli"

Il sindaco di Milano è preoccupato per i dati sulla circolazione in città: decine di migliaia di persone in più per strada senza motivo. Pronta una nuova ordinanza

Sala: "A Milano troppi in strada, ho chiesto più controlli"

Bastano belle giornate e gli italiani, come sciagurati condottieri, sfidano la sorte. A Milano, come a Roma, Napoli o Palermo è sufficiente aprire la finestra della camera da letto per restare sorpresi. Oggi si esce. Il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, appare però preoccupato: "C’è troppa gente in giro", lamenta. Lo dice in un discorso ai milanesi dalla sua scrivania di Palazzo Marino. Ha convocato il capo della polizia locale e il prefetto di buon mattino, chiedendo di fare ancora più controlli in queste giornate di inizio primavera.

"Mettiamoci d’accordo – fa sapere il sindaco - non è che il gioco del momento è diventato guardia e ladri. Anche perché le guardie non sono sufficienti per controllare i comportamenti di 1 milione e 400 mila persone". La percezione di Sala viene confermata dai numeri forniti dal vicepresidente lombardo, Fabrizio Sala. Lo scrive il Corriere della Sera: "A ieri siamo al 38% degli spostamenti, non avevamo un dato così alto dal 20 di marzo". La mobilità questa settimana è salita più di due punti percentuali. Un dato che equivale a decine di migliaia di persone in più. Rispuntano le care e vecchie abitudini. Il traffico. La gente che passeggia anche quando dovrebbe restare rintanata in letargo.

Basta, insomma, un timido raggio di sole per smuovere anche i milanesi più pigri e indisciplinati. Il picco di movimenti, secondo i dati, sarebbe tra le ore 12 e le ore 16, quindi non si tratta di spostamenti per andare a lavorare. Sala annuncia: "Se quello che abbiamo chiesto non viene recepito dal governo, emetteremo una nostra ordinanza che avrà validità di 7 giorni ed entrerà in vigore dalla mezzanotte di oggi". Nel videomessaggio, il sindaco di Milano richiama (per l’ennesima volta) i milanesi al proprio dovere, alla propria necessaria dose di responsabilità, per continuare il lavoro di contenimento del Covid-19 che comincia a dare i suoi risultati evidenziati dall’appiattimento della curva dei contagi e della minor pressione su pronti soccorso e ospedali.

Ma è il dato psicologico a preoccupare. Proprio con le belle giornate si innesca un meccanismo dannoso: le persone si sentono più sicure. Meno minacciate dal virus. Anche se le statistiche non rincuorano, il primo scroscio di neuroni fa venire in mente una sola cosa: uscire di casa. Ieri troppe voci diverse hanno scommesso sulle date di ripartenza del Paese. Prima si è paventata l’idea di una riapertura il 13 aprile, poi forse il primo maggio, o il 16.

"Così non si fa: si parla troppo. I miei colleghi, come altri protagonisti di questa crisi, sono troppo in tv, troppo a rispondere a domande che spesso sono tranelli. Questo è il momento dei fatti più che delle parole", aggiunge il sindaco Sala.

Nella gestione della crisi, si entra ora inevitabilmente in una fase che richiederà il confronto e la sintesi tra le posizioni del sistema scientifico, dei medici e la politica. Gli esperti dicono restate nelle vostre case. La guerra non è vinta. Ma il sole e la primavera fingono bagni di pace e immortalità.

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