Ascoltare i bar, non i mercati. Arriva la benedizione di Alessandro Di Battista al governo gialloverde, con tanto di evocazione a sorpresa dei «poteri forti» come autori della defenestrazione del Cav. Indicato come vittima dello spread proprio da uno dei suoi più acerrimi critici. «Sapete quel che penso di Berlusconi ma una cosa la voglio dire: l'ultimo governo Berlusconi, un governo per me pessimo, è stato l'ultimo governo nato da un voto popolare. E più che gli scandali di Berlusconi è stata la congiura dello spread ad averlo abbattuto».
E dunque pazienza per la flessione delle Borse, sì all'ascolto della gente - è l'invito rivolto a Di Maio e a Salvini da «Dibba» - senza prestare orecchio, invece, ai «fantomatici mercati», a «quello che esce da qualche cda di una banca d'affari». È l'ultimo colpo nelle schermaglie tra l'Europa e i «poteri forti» e il governo che prova a nascere sull'asse M5s-Lega. Si era cominciato martedì con gli affondi dei vicepresidenti della commissione Ue Jyrki Katainen e Valdis Dombrovskis («l'Italia deve rispettare i suoi impegni», aveva detto il primo, mentre il secondo aveva richiamato all'obbligo di ridurre «deficit e debito»), si era proseguito con il commissario europeo alla migrazione Dimitris Avramopoulos che auspicava zero cambiamenti sulle politiche migratorie italiane. Poi era stato il Financial Times a titolare su Roma che «apre le porte ai moderni barbari».
Dopo gli attacchi, ieri è stato il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, ad abbassare il tiro. «L'Unione Europea - ha detto - non sarebbe completa, senza la nazione e il popolo italiano». Smorzando le polemiche anche sul possibile governo M5s-Lega: «Vedremo i risultati e poi commenteremo».
La carotina di Juncker non ferma però la reazione dei «contrattanti». Al contrattacco ci vanno pure Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che da «scomodi per l'Europa» strizzano l'occhio ai rispettivi elettorati. Salvini, come Di Battista, ricorda lo spread che «mandò a casa il governo Berlusconi». E ai richiami dell'Ue replica seccato: «Se nei salottini dove hanno deciso che i nostri figli devono vivere di precarietà e paura sono preoccupati, vuol dire che stiamo facendo qualcosa che è giusto». Infine risponde al Ft: «Ha detto che stanno arrivando i barbari. Meglio barbari che servi, che svendono la dignità, il futuro, le aziende, perfino i confini dell'Italia».
Duro con le «intromissioni» della finanza pure Di Maio. «Stiamo preparando un governo in tempi record e credo che i mercati debbano prendere atto anche di questo», esordisce.
Per poi rispolverare anche lui la divisa da «antieuropeista»: «Guarda caso - attacca - appena abbiamo fatto l'ipotesi del Governo M5s-Lega cominciano le fibrillazioni. Vedo una certa paura da parte degli eurocrati. Ma non mi spaventano». Con l'Ue, conclude, serve il «massimo dialogo», ma «non saremo mai subalterni a qualche eurocrate».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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