Come Pannella, dieci anni dopo. Ma solo per scherzo. Sarà stato il menu della cena di domenica sera, fatto sta che ieri mattina Roberto Saviano si è svegliato strano, «con il desiderio di omaggiare Marco Pannella e la sua eterna capacità di sorprendere e sparigliare le polverose strutture della politica tradizionale».
È lui stesso a raccontarlo su Facebook, annunciando, subito dopo, di volersi candidare come papabile premier a Cinque Stelle. Una provocazione, appunto, una sorta di omaggio, lui campione del giustizialismo, al vecchio leader radicale e garantista scomparso a maggio dello scorso anno. Pannella, a luglio del 2007, annunciò di voler correre alle primarie del Pd, elemento disturbatore tra Veltroni, Bindi, Letta, Adinolfi e Gawronski. Ma il suo nome non era sulle schede quando, il 14 ottobre, il popolo dem andò a votare per la prima volta per scegliere il proprio segretario. Pannella, come altri, venne escluso per mancanza dei requisiti. E per Saviano l'esito è il medesimo.
Non c'è nemmeno bisogno di aspettare la pronuncia dei vertici M5s, perché allo scrittore manca anche il primo dei requisiti. Essere iscritto al movimento al primo gennaio scorso. «Lo faccio anche per trarre il Movimento dall'impaccio di una situazione patetica per non dire bulgara», ha scritto Saviano, aggiungendo subito «a suo favore» di non essersi mai iscritto al M5S. E dunque, di fatto, ha solo lanciato una provocazione social. L'autore di Gomorra insomma è null'altro che un candidato da tastiera per una consultazione online dall'esito, comunque, già di per sé pantomimico, che vedrà il solo Di Maio affrontare una manciata di carneadi. Tra l'altro Saviano ha «formalizzato» la sua poco ortodossa discesa in campo pure fuori tempo massimo, circa cinque ore dopo la chiusura dei termini per proporsi come futuro premier pentastellato, mentre Pannella, provocazione per provocazione, aveva provato a fare le cose sul serio, rispettando le scadenze e annunciando di voler insidiare a Veltroni la poltrona di segretario del Pd con discreto anticipo.
Quella dello scrittore suona più come una buffonata, un pretesto per prendere un po' in giro i Cinque Stelle. Anche perché nel mirino di Saviano ci finisce pure l'evidente vincitore designato della consultazione pentastellata, quel Di Maio, con il quale, spiega l'autore di Gomorra, «condivido lo status di indagato per diffamazione (incidenti del mestiere). Votatemi!».
Va detto, tra l'altro, che forse il vero modello dell'iniziativa replicata da Saviano non è tanto Pannella, quanto lo stesso Beppe Grillo. Nel 2007, infatti, Pannella voleva sì sparigliare le carte, ma non per questo rinunciando a candidarsi «seriamente». Anzi, il leader radicale spiegò di voler correre alle primarie per «la necessità di proseguire nella strategia radicale di assicurare al nostro Paese un'alternativa pienamente liberale, pienamente laica, pienamente socialista e radicale».
Due anni dopo, invece, venne il turno di Grillo, che alle primarie Pd 2009 si mise a sgomitare tra Bersani, Fassino e Marino proponendo la sua candidatura, puramente polemica, provocatoria e di rottura, tanto da essere annunciata come «l'alternativa al nulla» (ovviamente bocciata dal Pd per mancanza dei requisiti presenti nello statuto). Quindi più che a Pannella, Saviano sembra guardare a Grillo. Che, escluso dal gioco, pochi mesi dopo fondò il suo partito. Non è che l'autore di Gomorra stia covando la stessa idea?
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