E se il «vecchio mondo» da lui rottamato finisse per rottamare lui? Un nome su tutti rimbalza sui tavoli del potere francese in piena crisi macroniana: quello del socialista François Hollande. L'ex presidente potrebbe tornare in corsa per il 2022. Perché il «budino» ha delle caratteristiche ben precise e non tutte negative.
Un moderato uomo «normale» torna spendibile di fronte all'arroganza presidenziale di Emmanuel Macron, che ha scelto di affrontare l'affaire Benalla dalla distanza, perdendo il contatto con molti francesi che invece chiedono risposte. Da giorni Hollande è loquace. Parla mirato e sembra l'unico leader capace di intercettare il 15-20% degli scontenti di Macron, rileva Le Parisien. «Avrei potuto battere Emmanuel, ma non ho voluto farlo», ripete. Il resto è nel libro uscito ad aprile - Le lezioni del potere, tornato d'attualità da quando il potere macroniano è in crisi - con le accuse dirette al presidente, tra cui quella di aver «peggiorato» le disuguaglianze fra i cittadini. Hollande, seppure con discrezione, fa politica. Non si è mai convertito alle conferenze, come hanno fatto dopo l'uscita di scena per esempio Tony Blair e Barack Obama. «Lui non ha perso», spiegano molti suoi ex consiglieri. Scomparsi dalla circolazione per mesi, la vecchia squadra è tornata a fare notizia. I quotidiani rincorrono spin doctor e amici per sapere che intenzioni abbia l'ex capo. O, come lo aveva ribattezzato Jean-Luc Mélenchon, «il capitano di pedalò», a cui già nel 2012 sembrava impossibile potersi affidare «per affrontare la tempesta». Poi a sorpresa vinse contro Sarkozy. Sul finire del quinquennato Hollande nominò Macron ministro, e fu la sua fine.
A distanza di quasi due anni di «nuovo mondo» (Macron lasciò la squadra di governo ad agosto 2016 per l'avventura di En Marche!), tutto sembra cambiato. Hollande ha voglia di rivincita e ora in marcia sembra esserci lui: «Difficile restare in silenzio, commentare Macron è inevitabile», si è lasciato sfuggire alla cerimonia del Pantheon per le spoglie di Simone Veil. Un luogo della memoria, per far ricordare ai francesi i suoi punti di forza: capacità d'ascolto e mediazione. Il ritorno dell'ex presidente nel 2022 non sembra più una chimera. Le parole e i sorrisi scambiati con amici insospettabili (Sarkozy compreso) lo confermano. Al Pantheon, mentre Macron parlava, Hollande era alla sinistra di Sarko con Carla Bruni e la compagna attrice Julie Gayet, altra figura che lavora con discrezione al rilancio: «Molte persone sperano in un suo ritorno, è un dato di fatto», ammette. Il piano per rilanciare il Partito socialista, ancora senza un leader, passa dalle sue ambizioni di tornare all'Eliseo e dalle prossime elezioni municipali. E anche da una certa ironia rispolverata ad arte sul settimanale Gala: «È vero, mi hanno preso in giro, ma guardate oggi Mélenchon, oggi è lui su una barchetta». Il riferimento è alla pattuglia di deputati della sinistra estrema che vuole sfiduciare Macron senza avere i numeri. «Al contrario dei suoi predecessori, Hollande non ha perso e quindi non ha l'allure del perdente. Si è ritirato senza ricandidarsi, e se decidesse di affrontare Macron avrebbe ancora molto da dire. Parlandoci in questi giorni mi è sembrato di rivedere il François che si impose a Solferino», rivela un fedelissimo.
Domani Macron e Brigitte ospiteranno il governo all'Eliseo per attenuare i malumori dell'esecutivo sullo scandalo Benalla, l'ex bodyguard che potrebbe essere convocato dalla commissione d'inchiesta del Senato a settembre. Per allora, Hollande sarà pronto a svelarsi.
Ma all'orizzonte ci sono già altre polemiche: la coppia presidenziale si rifugerà per due settimane e mezzo a Brégançon, la residenza ufficiale dei leader francesi in Costa Azzurra che ha già fatto discutere per la mega piscina fatta costruire da Macron.
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