L'emergenza è anche sanitaria. Queste sono le malattie dell'immigrazione di massa. Spaventano più dei barconi avvistati in alto mare, pronti a sbarcare centinaia di profughi nelle nostre coste. Sono la scabbia e la tubercolosi, compagne affezionate di centinaia di disperati, che fuggono dai loro paesi per prendere d'assalto il nostro. Sono i compagni di viaggio e di approdo della povertà, i segni di una precarietà umana da disperati che tornano negli angoli di un Occidente un tempo ricco e senza fantasmi.
L'allarme malattie torna a risuonare pesantemente in questi giorni in cui l'Unione Europea è divisa sul concedere o meno l'asilo. Giovedì quattordici migranti sono stati visitati dai medici dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, perché si temeva potessero essere affetti da scabbia. E in realtà le verifiche mediche hanno confermato per sette di loro la malattia, mentre i restanti secondo i sanitari restano «casi sospetti», quindi da tenere sotto osservazione. Stando a quanto riferito si trattava di persone che provenivano da Salerno ed erano ospiti del centro di accoglienza Villa Spada in via Sant'Annibale Maria di Francia. Dopo le opportune terapie, tutti sono stati dimessi dal nosocomio.
Ma il problema è assai più vasto di quello che si pensi, perché poche ore prima lo stesso era accaduto a Monza (due casi all'asilo) e a Milano, dove gli operatori sanitari avevano individuato altri quattro casi sospetti tra i profughi in attesa di essere trasferiti dalla Stazione Centrale al Centro di via Corelli. Purtroppo il nodo dolente è che spesso non esistono presidi permanenti nei luoghi dove spontaneamente i profughi arrivano. Questo permetterebbe di intervenire immediatamente appena toccano il suolo italiano, invece di accorgersene soltanto quando sono già stati smistati nei vari centri di accoglienza delle varie regioni.
Solo in Lombardia su quasi 5000 soggetti presenti al 31 marzo 2015 presso i centri attivati dalle Prefetture è stato necessario effettuare quasi 700 prestazioni di prevenzione. Ma purtroppo bisognerebbe agire prima, perché con il passare delle ore aumenta il numero dei soggetti contagiati da questa patologia, che si trasmette per contatto. Lo sanno bene gli operatori della Polizia municipale, che chiedono al Governo italiano di correre ai ripari e trovare soluzioni urgenti per tutelare anche gli agenti. «I lavoratori della polizia municipale impiegati nei centri di accoglienza hanno paura perché sono a rischio di malattie - dice Franco Cirulli, responsabile della Uil polizia locale di Roma -. Prima di arrivare nelle strutture andrebbe fatta una profilassi preventiva negli ospedali, come ad esempio al Celio per avere una anamnesi generale. Oggi si parla di casi di scabbia, ma domani potrebbe trattarsi di tubercolosi». La scabbia è un'infezione contagiosa della pelle. È causata da un parassita molto piccolo e di solito non direttamente visibile, l'acaro Sarcoptes scabiei, che si inocula sotto la pelle del soggetto colpito, provocando un intenso prurito allergico. La malattia può essere trasmessa da oggetti, ma più spesso dal contatto diretto pelle-pelle, con un elevato rischio dopo un contatto prolungato. L'infezione iniziale richiede da quattro a sei settimane per diventare sintomatica.
Poiché si riscontrano sintomi allergici, oltre al ritardo nella presentazione si ha anche un significativo ritardo nel sollievo dopo che i parassiti sono stati sradicati. Un certo numero di farmaci risultano efficaci nel trattamento della scabbia, tuttavia, il trattamento deve spesso coinvolgere tutta la famiglia o la comunità per prevenire una nuova infezione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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