Gli sciacalli insospettabili che si fingono terremotati

A Rieti sono indagati in 120: vivevano a Roma ma ricevevano 900 euro al mese per le seconde case

Gli sciacalli insospettabili che si fingono terremotati

Senza vergogna. Il nutrito gruppetto di furbetti che si è accaparrato per mesi il Cas, il contributo all'autonoma sistemazione concesso a chi ha perso casa nel sisma di un anno fa, è l'ultima frontiera dello sciacallaggio. A scoprirli è stata la procura di Rieti, con il capo dell'ufficio, Giuseppe Saieva, che di fronte all'anomalia quantitativa di chi ha richiesto il contributo, ha deciso di controllare. Scoperchiando un calderone zeppo di insospettabili sciacalli. Sono almeno centoventi persone, quasi tutti romani, quelli che senza farsi alcuno scrupolo per la situazione hanno pensato di lucrare sul sisma. Almeno perché, spiegano in procura, le verifiche incrociate sono ancora in corso, e la convinzione è che il numero degli indagati per truffa e falso sia destinato ad aumentare. Quando dopo il terremoto è saltato fuori il contributo per chi era rimasto senza un tetto, la pattuglia dei senza vergogna non ha resistito alla tentazione. E tutti hanno autocertificato la propria residenza ad Amatrice o ad Accumoli in data anteriore al 24 agosto, giorno della scossa. Il tutto per intascare un aiuto riservato, ovviamente, a chi ne aveva davvero bisogno. Una somma mensile variabile tra i 400 e i 900 euro a seconda della dimensione del nucleo familiare, erogata come sovvenzione a chi, per non restare sotto le stelle, ha deciso di affittarsi in proprio un'abitazione.

I 120, però, una casa ce l'avevano già, lontano da Amatrice dove, semmai, si vedevano in giro per l'estate, in vacanza. Tanti i casi emersi come anomali già ai primi controlli. Tanto da decidere di aprire un fascicolo d'inchiesta e cominciare a stipare, nome dopo nome, il registro degli indagati con la lista dei senza vergogna. Qualcuno, pochi per la verità, appena ha sentito puzza di bruciato ha tentato di mettere una pezza, restituendo i soldi come se tutto fosse stato solo un malinteso. Ma ovviamente per avere diritto al contributo era necessario autocertificare la residenza e farne richiesta, quindi l'alibi della buona fede non sta in piedi. E poi ci sono i casi più estremi, che hanno lasciato a bocca aperta persino gli inquirenti. Tra questi, una coppia di Roma, marito e moglie. A chiedere il Cas era stata lei, dichiarando di essere residente ad Amatrice, dove la coppia aveva una casa, mentre il marito è residente a Roma, all'indirizzo reale dei due. In questo modo, si fa notare in procura, oltre al vantaggio di non pagare l'Imu in nessuna delle due abitazioni, e di poter avere le utenze alle tariffe più basse previste per la prima casa, in seguito al sisma la coppia ha anche ottenuto il contributo per l'affitto, evidentemente non dovuto. Il tutto «simulando» una separazione di fatto, solo dichiarata, che però è rimasta del tutto priva di ogni riscontro.

Qualche sorpresa potrebbe arrivare anche dalle verifiche sulle assegnazioni delle Sae, le «casette» prefabbricate consegnate, solo in piccola parte e in grande ritardo rispetto alle promesse fatte all'indomani del sisma, a quanti hanno perduto la casa nel terremoto. Nel mirino, anche qui, la possibilità che qualcuno degli occupanti si sia «intrufolato» pur non essendo, prima del sisma, residente nei comuni colpiti.

Qualche segnalazione di inquilini che ad Amatrice e ad Accumoli non s'erano mai visti prima e che ora abiterebbero nelle casette è già arrivata, ma gli inquirenti ritengono che il contributo in denaro sonante per affittare l'alloggio fosse comunque più appetibile dello chalet prefabbricato.

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