Le divergenze tra Usa e Europa mettono a rischio la sopravvivenza della Nato. Lo dice il segretario generale dell'alleanza, Jens Stoltenberg, in esclusiva al quotidiano britannico «The Guardian». «Ci sono - osserva Stoltenberg - vere divergenze tra gli Stati Uniti e gli altri alleati su temi come il commercio, i cambiamenti climatici e l'accordo con l'Iran su nucleare. Queste divergenze sono concrete e non spariranno nell'arco di una notte. E del resto, non è scritto nella pietra che i legami transatlantici saranno solidi per sempre». Frasi choccanti, che portano indietro anni luce nella storia.
Eppure le parole che il segretario spara come proiettili non si fermano e portano in avanti, come a far pensare già a una sorta di piano B, anche se «una tempesta politica» incombe sulle relazioni che sono alla base dell'Alleanza atlantica, «se le divergenze dovessero persistere, dobbiamo limitare ogni impatto negativo sulla cooperazione per la sicurezza».
«Ci sono nubi politiche minacciose» che mettono a dura prova la Nato. «L'Alleanza fu creata quasi 70 anni fa e in questi anni Europa e Nordamerica hanno vissuto un periodo di prosperità, ma a livello politico oggi i legami che ci uniscono sono sotto stress». E come dargli torto.
L'Oceano Atlantico, quei 6672 chilometri che separano la sponda europea con quella degli Stati Uniti d'America raramente è stato così largo e profondo, forse mai. La decisione di stracciare l'accordo con l'Iran di Trump - fine delle sanzioni in cambio della fine dell'arricchimento dell'uranio a fini militari - ha messo sicuramente a dura prova l'alleanza. Per la prima volta ha visto tutta l'Unione Europea, Regno Unito compreso, contrapporsi alla scelta americana. Poi ci sono le divergenze personali, prima tra tutti la poca simpatia che esiste tra il presidente americano e la cancelliera Angela Merkel. L'incontro di aprile tra i due leader, oltre a mettere in luce la distanza che esiste fra Europa e Stati Uniti su una lunga serie di temi di politica internazionale, ha sottolineato una volta di più le divergenze tra loro. Anche sui dazi commerciali. Proprio su questo tema, nel G7 più traballante e teso della storia, Trump, con uno dei suoi colpi di teatro, ha fatto saltare il banco. All'ultimo e in modo del tutto inaspettato. Con un tweet sparato dal suo aereo, ha messo in chiaro il suo pensiero: gli Stati Uniti non avallano più il comunicato finale del G7 dopo le dichiarazioni «false» di Trudeau. Giorni di accordi e diplomazia azzerati con la delicatezza di una ruspa. Tensioni e cancellerie al lavoro. Si tenta di ricucire, ma gli strappi iniziano ad essere tanti.
E per qualcuno addirittura troppi. E c'è un dato che fa tirare meglio le somme di tutto: da quando Trump è diventato presidente degli Stati Uniti il finanziamento della presenza statunitense nei paesi europei è aumentato del 40%.
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