Scuole come i tribunali: boom di ricorsi in classe

Valanga di cause dopo le vittorie dei precari alla Corte Ue: dai concorsi alle bocciature, decide tutto il giudice. Liti in aumento del 335 per cento

Prima erano i condomini. O le liti civili e i divorzi. Ora i tribunali sono inondati di cause che hanno come tema principale la scuola. C'è un po' di tutto: precari, insegnanti scontenti, bidelli, dirigenti. Poi ci si mettono in massa anche i genitori, che si presentano davanti ai giudici per contestare il costo della mensa o per evitare di far ripetere l'anno al figlio asino bocciato. Una valutazione che molti non gradiscono e che contestano perfino alle scuole medie.

Alla fine, le aule dei palazzi di giustizia italiani sembrano dei plessi staccati degli edifici scolastici disseminati lungo lo Stivale dove puoi trovare dai bidelli assenteisti agli insegnanti nervosi che mollano un ceffone allo studente maleducato e rischiano la galera.

La casistica è varia e complessa ma il dato conteggiato da Tuttoscuola è allarmante: il contenzioso nella scuola è cresciuto di oltre il 335%. E c'è da scommettere che questa percentuale crescerà molto di più. Soprattutto a causa dei precari. Loro, quella marea che per anni hanno tappato le falle di un sistema zoppicante, ora si sta prendendo la rivincita. Grazie a una sentenza della corte di giustizia Ue: «La normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell'Unione – hanno tuonato i giudici - Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificabile».

In pratica, secondo la Corte, non esistono criteri «oggettivi e trasparenti» per giustificare la mancata assunzione del personale con oltre 36 mesi di servizio, né l'Italia ha fatto niente per impedire il ricorso abusivo al rinnovo dei contratti. Di conseguenza, dopo questa sentenza di fine novembre, tutti quelli che hanno lavorato come precari per diversi anni hanno una buona possibilità di vincere una causa civile contro lo Stato.

E infatti i ricorsi sono cominciati a pioggia, su tutto: dalle bocciature ai concorsi. Basta verificare il trend di crescita delle cosiddette «Notificazioni per pubblici proclami» segnalate sul sito del ministero dell'Istruzione, che in pratica sono le pubblicazioni dell'avviso di notifica con cui i tribunali civili e, soprattutto, i Tar danno conto dei ricorsi presentati contro l'Amministrazione scolastica. Mentre nel 2013 erano state in tutto 130 (poco più di 10 al mese), nel 2014 sono state ben 566 (in media 47 al mese), pari cioè a 436 notificazioni in più. Si tratta di un balzo vertiginoso superiore al 335%. In particolare, negli ultimi due mesi del 2014 le notificazioni sono state 241 (oltre il 42% dell'intero anno) rispetto allo stesso periodo del 2013 dove erano state invece solamente 9.

Di questo passo dunque, le ricadute saranno devastanti sia per il carico di lavoro dei tribunali sia per le casse dello Stato. I sindacati stimano la presenza di circa 250mila precari della scuola che potrebbero provocare un buco nel bilancio statale di circa 2 miliardi di euro.

Un primo assaggio arriva da Torino dove tribunale del lavoro di Torino, primo in Italia, ha recepito e attuato quella pronuncia della Corte Ue accogliendo il ricorso di una insegnante delle scuole medie superiori che, dopo aver lavorato per sette anni, sempre con contratti a tempo determinato, ha deciso di fare causa allo Stato.

Il giudice ha disposto il risarcimento del danno: quindici volte il suo attuale stipendio (circa 1.500 euro, in totale quindi 22 mila euro).

Al ministero, nonostante questa avvisaglia di Torino, smorzano i toni e stimano in 60 mila i precari da sistemare. Una previsione per gli esperti troppo ottimistica.

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