La famosa e proverbiale «ironia napoletana» è un luogo comune in tutto il resto dell'Italia, isole comprese. Invece a Napoli e dintorni è pane quotidiano, sicché ai napoletani non fa più alcun effetto, in assenza di companatico. Eppure anche loro, i napoletani, che i polentoni del Nord credono siano tutti una specie di incrocio fra Totò e Massimo Troisi, a volte fanno fatica a coglierla, l'ironia. Soprattutto quella presunta tale di chi vuole apparire simpatico, senza esserlo.
A questa categoria appartiene il direttore di un'azienda di Pomigliano d'Arco che ha scritto sul display dedicato alle comunicazioni istituzionali in fabbrica una sorta di post da odiatore di professione. Eccone il testo: «Bisogna bruciare tutto: Napoli, tutti i napoletani e i loro rifiuti anche perché i napoletani sono un rifiuto del mondo». Ovviamente, ha poi spiegato (a voce) che voleva fare una battuta, come si sarebbe secondo lui dovuto capire leggendo la riga sotto: «io non ci sto! ca@@o, bisogna reagire». I «puristi» hanno fatto notare che il signor Dario Liccardo è sì originario di Napoli, ma da tempo residente altrove, a Latina. E che quindi il suo messaggio sopra le righe, naturalmente volto a spronare i dipendenti a essere più ordinati, puliti, efficienti e bla bla bla, non è una caduta di stile della suddetta famosa e proverbiale ironia napoletana e bla bla bla. Stando più sul concreto, i sindacati hanno invece segnalato un fatto davvero curioso: il truce messaggio è giunto a stretto giro di posta dopo lo sciopero di un'ora dei dipendenti per protestare contro le condizioni di lavoro in azienda.
E se dalla provincia di Partenope ci si sposta per entrare in una delle sue cattedrali della cultura più note, il Teatro San Carlo, spunta un altro buontempone che l'ha fatta fuori dal vaso. In questo caso non ne conosciamo nome e cognome, perché si tratta dell'anonimo estensore del bando di concorso per l'assunzione di un addetto stampa. Il quale segnala, fra i requisiti richiesti ai candidati, l'essere «fisicamente idonei ed esenti da difetti o imperfezioni che possano limitare il pieno e incondizionato espletamento, in sede e fuori sede, delle mansioni previste». Il sindacato dei giornalisti campani ha avuto gioco facile nell'esporre al pubblico ludibrio la burocratica e discriminante ciofeca.
Nota a margine: il fattaccio di Pomigliano
d'Arco risale a qualche giorno fa e il bando del San Carlo è stato emesso addirittura in maggio. Vogliamo chiudere con un altro luogo comune e dire che i napoletani sono sempre in ritardo anche nel far valere le loro ragioni?
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