Se l'intellettuale di sinistra ha belle idee di destra

Dopo anni di accuse e invettive, le tesi della Fallaci e le battaglie sull'Islam della Le Pen o di Salvini vengono riprese da chi le condannava. Ovviamente cambiando le parole e facendo finta di niente

Se l'intellettuale di sinistra ha belle idee di destra

È già da tempo che, lentamente, a volte con imbarazzo altre con improvvisi salti della barricata, pezzi più o meno piccoli della sinistra benpensante cominciano a rivedere le proprie convinzioni in tema di Islam, scontro di civiltà, integrazione. E, pur senza prendere tessere politiche o ideologiche nel campo avversario, finiscono per scivolare su posizioni che qualcuno per comodità tende a definire reazionarie e altri per semplificare «di destra». È il progressismo che vira verso la conservazione. L'utopia rivoluzionaria che si piega al pragmatismo del buon senso.E così l'intellighenzia si scopre a confessare a denti stretti che forse, però, in fondo (certo condannando sempre con fermezza la xenofobia e il razzismo!) tutto sommato quelle teste calde che in tempi non sospetti mettevano in guardia dai rischi del fondamentalismo religioso e preannunciavano che il confronto fra Occidente liberale e il fanatismo islamico si sarebbe trasformato in guerra, ecco a ben guardare non avevano poi tutti i torti. Succede da tempo e tanto più succede ora, dopo i sanguinosi fatti si Parigi. Accade in Francia, che ha già pagato sulla sua pelle l'illusione di un convivenza pacifica e di una reciprocità dei diritti tra l'Europa laico-capitalista e l'Islam radicale. E accade in Italia, che non è ancora stata colpita in casa ma sente la minaccia sul collo. Da noi capita sempre più spesso di ascoltare politici e intellettuali di solidissima fede democratica dire (attenzione, ecco il trucco, con parole diverse) le medesime cose che da anni in maniera magari meno elegante e più di pancia ripete la Lega o una certa destra. Era un po' curioso e un po' comico, sabato sera, a 24 ore dalla strage di Parigi, ascoltare a Otto e mezzo Massimo Cacciari e Gianni Letta sostenere - salvo irriderlo per le sue semplificazioni e grossolanità - ciò che Matteo Salvini ripete da anni, a partire dalla necessità di un intervento militare internazionale contro l'Isis fino all'ammissione che sui barconi di profughi diretti in Europa dall'Africa e dal Vicino Oriente ci siano anche potenziali terroristi. Così come capita di trovare persino su un sito come l'Huffington Post Italia articoli (vedi quello di sabato di Giuseppe Fantasia e relativi commenti di decine e decine di lettori) che celebrano «la Cassandra dell'Informazione» Oriana Fallaci, riscoperta come «profetessa» da una parte di quella sinistra che per un quindicennio l'ha derisa e ghettizzata. Ieri, sul Corriere della sera, Pierluigi Battista, dopo aver letto forse l'Huffigton forse altri siti, ha scritto un pezzo intitolato «Scusaci Oriana, avevi ragione», Il risarcimento postumo è online. E se la vecchia pazza - si chiedono molti democratici cittadini in Rete - non fosse così pazza? Battista, peraltro, è uno che non deve scusarsi di nulla, avendo più volte, anche a costo di pesanti attacchi, difeso e citato i libri della scrittrice toscana. Più sorprendente, forse, poche pagine dopo sullo stesso quotidiano, l'articolo La lezione da apprendere del teatro Bataclan firmato da Paolo Mieli, il quale, in maniera molto lucida ma un po' in ritardo rispetto a centinaia di pezzi scritti da esempio sul Giornale da anni, scoperchia l'ipocrisia di tanti #JeSuisCharlie dalla memoria corta e denuncia i danni micidiali che causa il «politicamente corretto» applicato all'islam radicale. Benvenuto nel club di chi crede che il buonismo è solo una forma perversa della cattiveria.Tutto ciò capita, finalmente, anche in Italia. E capita da tempo, ben prima del massacro di due giorni fa, in Francia. Dove a suo tempo editori come Gallimard e Grasset si rifiutarono di pubblicare La Rage et l'Orgueil della Fallaci, considerata fascista, razzista e xenofoba. E dove oggi, mentre il romanzo Sottomissione di Michel Houellebecq si rivela profetico tanto quanto i pamphlet della Fallaci - sono sempre di più i Maître à penser della gauche sedotti dalla destra radicale.

Come il filosofo Michel Onfray, alfiere della sinistra laica, o come l'economista di estrema sinistra Jacques Sapir, o l'ex sessantottino Alain Finkielkraut che invoca l'identità nazionale davanti all'invadenza del velo islamico... Certo, non danno i loro voti al Front National, ma spesso danno ragione a Marine Le Pen. Quando parla di Europa, di Islam e di immigrazione.

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