La curva risale: ha invertito la rotta nonostante nel periodo festivo si siano fatti pochi tamponi. Troppo pochi. E oltretutto il conteggio dei test non avviene in modo omogeneo fra regioni. Arrivano segnali preoccupanti dal monitoraggio della Cabina di Regia che si sovrappongono ad uno studio incrociato dell'Istituto Superiore di Sanità con l'Inail e la Fondazione Bruno Kessler che in sostanza allerta sulle riaperture, in particolare la ripresa delle lezioni in presenza per tutte le scuole: un rischio anche con un Rt, indice di trasmissione, inferiore ad uno. Per gli analisti purtroppo se ripartissero insieme le scuole di ogni ordine e grado insieme con la ripresa dei contatti sociali senza alcuna misura restrittiva si potrebbe determinare «un'onda epidemica non contenibile».
E l'ultimo report rileva appunto che l'indice Rt nazionale è salito a 1,03 contro lo 0,93 del monitoraggio precedente. Nella settimana che va dal 28 dicembre al 3 gennaio si legge nel report «si osserva un peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese. L'incidenza a 14 giorni torna a crescere dopo alcune settimane di rallentamento e diminuzione, aumenta anche l'impatto della pandemia sui servizi assistenziali e questo si traduce in un aumento generale del rischio».
Il presidente Iss, Silvio Brusaferro segnala che «l'indice di trasmissione nazionale è in aumento per la quarta settimana consecutiva e, per la prima volta dopo sei settimane, sopra uno». Una situazione che varia tra regioni: Calabria, Emilia Romagna e Lombardia sono decisamente sopra l'1. Altre sei lo superano nel valore medio: Liguria, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, Valle d'Aosta. Molte altre lo «sfiorano». Sotto la lente degli esperti la situazione del Veneto che mostra un tasso di incidenza particolarmente elevato: su 14 giorni 927,26 su 100mila abitanti. Ma anche nell'analisi riferita ad una settimana è in testa con 454 positivi su 100mila abitanti quando la soglia di sicurezza corrisponde al massimo a 50 positivi su 100mila. Anche le altre regioni con Rt più alto e per questo in zona arancione hanno un'incidenza al massimo di 242 positivi per 100mila abitanti come l'Emilia Romagna. In Lombardia e Sicilia sono 133. In Calabria 82. La media nazionale su 14 giorni è 313,28, oltre sei volte la soglia di sicurezza.
Il report parla di una «fase delicata» e della necessità di «implementare rigorosamente misure di mitigazione più stringenti. L'aumento della pressione sui servizi sanitari oltretutto rallenterebbe la campagna vaccinale. Con questi dati di fatto non è possibile «il ripristino sull'intero territorio nazionale dell'identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti». In termini più chiari la diffusione dell'epidemia non è tracciata adeguatamente. Aumentano i casi non riconducibili a catene di trasmissione note: 40.487 contro i 31.825 la settimana precedente.
I dati più solidi ai quali guardare sono quelli dei ricoveri ordinari ed in intensiva: 13 regioni «hanno un tasso di occupazione sopra la soglia critica, contro le 10 della settimana precedente» e la media di occupazione delle intensive è tornata sopra la soglia critica del 30 per cento.
E anche il bollettino di ieri non è incoraggiante. I nuovi positivi restano sotto la soglia dei 20mila: 17.533 i nuovi positivi al coronavirus con 140.267 tamponi effettuati. Ancora tante vittime, 620, in aumento rispetto agli ultimi giorni. Scende il tasso di positività 12,5 rispetto al 14,8 di due giorni fa. I casi totali sono 2.237.890 e le vittime 77.911.
Gianni Rezza, direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, parla di segnali preoccupanti e invita alla cautela anche nelle regioni che
torneranno gialle. Anche se per il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, «la situazione non è fuori controllo e la curva del contagio nel nostro paese è decisamente migliore rispetto ad altri paesi ue».
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