Roma - C'è un tema scottante per l'esecutivo di Paolo Gentiloni persino più del caldo sole di fine luglio che prelude alla fuga verso le vacanze. È la legge elettorale, che dopo il naufragio in Aula di inizio estate del patto sul sistema proporzionale alla tedesca è stata rinviata a settembre con ben poche prospettive di chiarezza sul futuro sistema con il quale torneremo alle urne.
Quel che è certo è che Gentiloni non avrebbe alcuna premura di occuparsene. Trattandosi delle regole del gioco, il premier ritiene che tocchi ai partiti provare - ancora una volta - a individuare una quadratura del cerchio e un sistema elettorale supportato da una maggioranza solida, o che almeno non affondi sotto il fuoco incrociato dei franchi tiratori al primo emendamento. Il ragionamento ha un senso, ma potrebbe non filare, perché le incognite non mancano. Per cominciare, se si andasse a votare come in tanti suggeriscono con le leggi prodotte dalle sentenze della Consulta, il rischio è di tornare in una situazione di maggioranze inesistenti o molto poco definite. Poi c'è l'ultimo monito arrivato dal Colle, con Sergio Mattarella che alla cerimonia del Ventaglio ha pensato bene di rilanciare il tema, rammaricandosi per quanto accaduto ma ricordando che c'è ancora tempo per trovare una nuova intesa tra le forze politiche per riscrivere le regole che ci porteranno alle urne, considerato che la legislatura sembra avviata alla sua scadenza naturale. Il problema è, appunto, che serve l'accordo, e sul punto come detto le larghe intese non sembrano affatto aver funzionato, finora. E al momento, stando agli echi del dibattito politico sulla questione legge elettorale, l'ipotesi di mettere tutti o almeno molti d'accordo sembra praticamente un miraggio. Con queste premesse è possibile che dopo l'estate i partiti si accordino su un sistema omogeneo e che possa garantire governabilità al Paese? Possibile, ma tutt'altro che certo. Insomma, non è così implausibile che si arrivi alle prossime elezioni, probabilmente nella primavera del 2018, con i due «Consultellum» per Camera e Senato. Una prospettiva, come detto, non gradita al Quirinale. Per scongiurare questa eventualità, dunque, la patata bollente potrebbe tornare nelle mani di Gentiloni. Il quale, pressato dal Colle e dallo stesso Renzi, con il traguardo di fine legislatura vicino e nessuna «larga intesa» all'orizzonte, potrebbe essere costretto a fare la cosa che meno di tutte desidera.
Battezzando una nuova legge elettorale per decreto del governo, magari anche solo per «armonizzare» i sistemi per le due camere. Un ottimo modo per aggirare le infinite discussioni, ma anche per scatenare polemiche. E dubbi di costituzionalità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.