La legge Severino? Va più che bene se disarciona il Cavaliere, molto meno bene, invece, se manda a casa un'amministrazione comunale, magari a guida Pd.
Parola del Guardasigilli Andrea Orlando, ospite ieri di Corrierelive, che, tra i tanti temi trattati, si è soffermato anche a parlare della legge che porta il nome del ministro della Giustizia del governo Monti e che prevede l'incandidabilità e la decadenza da cariche elettive come conseguenza di una sentenza definitiva di condanna.
A innescare l'argomento, il ricorso di Silvio Berlusconi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro, appunto, la decadenza del leader di Forza Italia deliberata nel 2013 dal Senato in conseguenza della legge Severino. Una mossa decisiva per Berlusconi per potersi candidare alle prossime elezioni. Il ministro della Giustizia, stimolato sul punto, inizialmente ha glissato. «Non mi posso pronunciare sulla legge Severino», ha spiegato. Per poi, sul caso di specie, aggiungere: «Il ricorso di Berlusconi alla Corte di Strasburgo? A valutare quali sono i tempi sarà la Corte». Nel merito della questione, però, l'esponente Pd del governo ha le idee piuttosto chiare: «Noi - spiega - in questa vicenda difendiamo le leggi dello Stato ed i processi celebrati, come ha fatto in passato anche il governo di centrodestra nei confronti delle contestazioni di Strasburgo». Insomma, nessun passo indietro, nessuna concessione. A meno che, ovviamente, oggetto del contendere non sia più il Cav bensì un'amministrazione locale, magari un Comune. Dove, come noto, il centrosinistra - per ora - fa ancora la parte del leone.
Ed ecco allora che Orlando ritrova la parola e azzarda un giudizio sulla Severino. Giusta o sbagliata? La sentenza del Guardasigilli è a geometria variabile: «La decadenza di un parlamentare - spiega il ministro - non può avere un effetto di corto circuito, mentre mandare una intera amministrazione a casa sì». Dunque defenestrare il leader del centrodestra, per Orlando, non dovrebbe provocare alcun cortocircuito, mentre far cadere una giunta avrebbe effetti più deleteri. Tant'è, concede Orlando, che andrebbero semmai «fatte delle riflessioni sulla decadenza prima della sentenza definitiva» e «sugli effetti» che la legge può avere «sulla vita politica locale», anche arrivando a «cambiare le sorti di una vicenda politica a livello territoriale».
Dichiarazioni che arrivano lo stesso giorno in cui un'operazione della Gdf, coordinata dalla procura di Catania, scoperchia il «patto scellerato» tra mafia, politica e affari che avrebbe governato la politica degli ultimi anni a Vittoria, comune di 60mila anime in provincia di Ragusa, e che ha visto finire ai domiciliari l'ex sindaco del Pd, Giuseppe Nicosia, in carica tra
2006 e 2016. L'ex primo cittadino, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto l'appoggio dei boss sia in occasione delle comunali che delle politiche (2008) e delle regionali (2012), offrendo in cambio appalti e posti di lavoro.
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