La sfida di Berlusconi «Pronti a votare i tagli Ma chi crede a Renzi?»

Il Cavaliere replica al premier che ha promesso di abbassare le tasse: "Imposta sulla casa abrogata da noi subito dopo la vittoria del 2008"

La sfida di Berlusconi «Pronti a votare i tagli Ma chi crede a Renzi?»

«Sono e resto presidente di Forza Italia. Forza Italia continua a vivere e insieme a l'Altra Italia, dove non ci saranno professionisti della politica, e alla Lega possiamo tornare maggioranza e governare il Paese».

Sono tanti gli amministratori, i dirigenti e i militanti che si ritrovano ad Ameglia, in Liguria, per la giornata di dibattito e confronto organizzata da Alessandro Cattaneo, responsabile Formazione del partito, Giovanni Toti e Deborah Bergamini. Un appuntamento che verrà replicato a breve (probabilmente a Pietrasanta) nel corso del quale piomba la notizia della conversione di Matteo Renzi sulla via dell'abolizione delle tasse sulla casa. Una svolta «berlusconiana» che per Mara Carfagna rappresenta «una nuova puntata del Renzi show» e sulla quale si sofferma lo stesso Berlusconi, intervenendo telefonicamente all'evento ligure. Il giudizio è tranchant e improntato a un aperto scetticismo rispetto all'ennesima promessa acchiappa-consensi. Con tanto di guanto di sfida lanciato verso il premier.

«Ho sentito Renzi - che si regge su una maggioranza usurpata - fare una delle sue solite promesse, un taglio delle tasse da 45 miliardi in meno nei prossimi tre anni. C'è qualcuno che possa credere un minuto che lo faccia davvero?». Il presidente di Forza Italia non si nasconde: «Li voteremo, quei provvedimenti, se davvero li presenteranno. Siamo pronti a votarli, perché noi non siamo la sinistra del tanto peggio tanto meglio con cui abbiamo sempre avuto a che fare quando eravamo al governo». Nell'attesa che le parole si trasformino in fatti - «Renzi con una mano mette tasse, con l'altra le toglie» - Berlusconi ci tiene a rispolverare la memoria ai presenti: «Le tasse sulla casa le avevamo abrogate noi come quella di successione nel primo Consiglio dei ministri, a Napoli, dopo la grande vittoria del 2008».

A giovani e quadri del partito, l'ex premier ricorda il muro di ostilità con cui ha dovuto fare i conti, i suoi «75 processi politici», i «tre colpi di Stato», l'attuale «terzo governo non eletto da popolo». Ma soprattutto torna a battere sulla nuova «missione»: quella di far tornare alle urne i 23 milioni di astenuti, quegli italiani rassegnati, non incazzati, ma delusi dalla politica». É la diomstrazione che quel «progetto pazzo» di cui ha parlato negli ultimi giorni - che si chiami «l'Altra Italia» o la «Casa della speranza» poco importa - è davvero nella sua testa.

Per Berlusconi il rilancio deve passare attraverso l'autentico e primo programma di Forza Italia del 1994. «Per troppi anni abbiamo avuto contro tutto e tutti. Ma abbiamo garantito all'Italia di essere oggi un Paese democratico e libero: non dimentichiamoci che nel '94 abbiamo rischiato di finire nelle mani di un partito che si chiamava ancora comunista. Oggi dobbiamo rivolgerci a tutti coloro i quali non si sono recati alle urne. Non votare oggi è una colpa e per convincere questi 23 milioni di cittadini dobbiamo tornare a promuovere i cinque punti del programma del 1994. Meno tasse, meno stato, più sicurezza, più risorse per chi ha bisogno e più giustizia per tutti: sono temi ancora oggi attualissimi e voi che siete amministratori, veri e propri avamposti del nostro partito tra i cittadini, dovete essere protagonisti del nostro rilancio».

L'annuncio della volontà di lanciare una nuova creatura politica fa scattare inevitabili paure nel corpo del partito.

Le fibrillazioni sono diffuse. Maurizio Gapsarri prova a sedarle. «Il progetto di Berlusconi non affossa Forza Italia, è un motore aggiuntivo, che può essere utilizzato per dare forza al centrodestra. Nessuna paura, ben vengano nuove energie».

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