Milano - Una scena kafkiana: un enorme ospedale nuovo, completamente attrezzato con tecnologie all'avanguardia ma senza medici. Succede in Botswana dove tre anni fa appunto è stato inaugurato nella capitale Gaborone, il Sir Ketumile Masire Teaching Hospital. Ora grazie al Memorandum of understanding siglato tra il Gruppo San Donato e il governo del Botswana, nel giro di circa 4 anni secondo le previsioni del gruppo, il nosocomio dovrebbe riempire i 450 posti letto e i reparti con il personale medico. Due gli ambiti di collaborazione: la formazione del personale medico, anche attraverso scambi tra i due Paesi e la riqualificazione di alcune aree specialistiche quali l'Oncologia, la Cardiologia, l'Ortopedia, la Chirurgia generale, l'Urologia e l'Oftalmologia dell'ospedale universitario.
Il problema che sta affrontando il Paese è infatti quello della carenza di personale medico altamente specializzato, mentre funziona perfettamente - spiegano dal San Raffaele - il sistema sanitario di base, pubblico e ben distribuito sul territorio. «Succede però - racconta il vicepresidente del gruppo San Donato Paolo Rotelli - che il Botswana, che ha una popolazione di 2 milioni di persone, spenda 100mila dollari per ogni paziente che viene mandato a curarsi in Sud Africa. Noi riusciamo a curare i pazienti anche complessi con 25-30mila euro, compreso il viaggio si può fare un pacchetto da 40mila euro. Ci sono dunque molte probabilità che se i primi pazienti sono molto soddisfatti si possa aprire un grande canale».
La forza del Gruppo San Donato? L'altissimo livello scientifico e clinico, la squadra di 5600 medici, la nuova legge che consente di formare medici extra Ue come specializzandi, il know how e i precedenti, ricorda Paolo Rotelli «dall'ospedale San Raffaele in Brasile all'apertura da zero dei reparti di cardiochirurgia pediatrica in 4 paesi africani firmata Alessandro Frigiola, direttore dell'Area di Cardiochirurgia all'IRCSS Policlinico San Donato». Dall'altra parte il Botswana ha un'importanza strategica, tanto da venire definito un «hub» per l'espansione eventuale in Africa. È un paese solido, con una democrazia ben consolidata, un'economia che cresce del 5 per cento ogni anno, la «Svizzera d'Africa» la chiamano i più. «Il Botswana è al centro di un'area di 300 milioni di abitanti quindi creare un centro altamente specializzato lì, a prezzi competitivi, vorrebbe dire accentrare tutte le procedure per 300 milioni di persone. Creare un centro che si occupi di patologie complesse in Botswana - spiegano dal Gruppo - vuole dire creare un punto di riferimento per tutta l'Africa Centrale.
Questo può essere per noi anche un mezzo per mostrare agli altri importanti Paesi dell'area cosa sappiamo fare e magari per ottenere nuovi contratti di questo tipo». Il Botswana è anche un paese con un ricco flusso di turisti: idea del Gruppo è quello di «aprire un piccolo centro clinico di eccellenza privata per i turisti».
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