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Si scioglie il nodo sulla pesca. La Brexit è (quasi) cosa fatta

Secondo fonti Ue Londra e Bruxelles dovrebbero aver trovato l'intesa. Decisive le concessioni del Regno Unito

Si scioglie il nodo sulla pesca. La Brexit è (quasi) cosa fatta

L'accordo c'è. O quasi. Dopo circa 11 mesi di negoziazioni, a pochi giorni dalla scadenza del periodo di transizione, Londra e Bruxelles avrebbero raggiunto un'intesa sulla futura relazione economica tra il blocco continentale e il Regno Unito. Un accordo che metterebbe fine alla saga della Brexit, cominciata con la vittoria del sì il 23 giugno 2016. L'ufficialità ieri sera non c'era ancora ma molte delle soffiate e dei commenti che giungevano dalle persone coinvolte nelle trattative puntavano verso l'accordo. Poche le voci caute, ma considerando la lunga teoria di ultimatum non rispettati, annunci di imminenti accordi e successivi, deludenti dietrofront, il rischio di essere smentiti c'è e nel momento in cui leggete queste righe gli eventi potrebbero aver preso una piega ben diversa.

L'indizio più eloquente sembrava essere giunto nella serata di ieri quando è stato riportato l'annuncio (poi smentito) della convocazione degli ambasciatori degli stati membri presso l'Ue per questa mattina. Una riunione per dare l'avvio al processo di approvazione del testo dell'accordo che, secondo le notizie trapelate, dovrebbe essere di circa 2000 pagine. Al momento in cui questo giornale va in stampa la convocazione formale non è ancora avvenuta ma è attesa a breve, con un documento non definitivo già inviato ai singoli Stati membri. La palla passerà poi ai singoli governi dell'Unione che dovranno approvare il testo prima della fine dell'anno e successivamente al parlamento europeo che lo dovrebbe ratificare a gennaio. Nel frattempo l'accordo avrà un'applicazione temporanea per evitare che dal primo gennaio termine del periodo di transizione fino al giorno del via libera parlamentare i commerci tra il Regno Unito e Ue siano regolati sulla base di tariffe e quote stabilite dall'Organizzazione Mondiale del Commercio. Cioè un no deal.

Sia fonti inglesi che europee erano ieri concordi nel ritenere prossimo un accordo fra le parti, con il primo ministro Johnson e la presidente della commissione von der Leyen che negli ultimi giorni hanno avuto frequenti colloqui per dare l'impulso decisivo alle trattative e superare le ultime divergenze su pesca e concorrenza. In un incontro martedì con gli ambasciatori europei, il caponegoziatore Barnier si era detto fiducioso di un accordo imminente, con significativi passi avanti che hanno di molto avvicinato le parti. A ieri sera rimanevano ancora delle divergenze sulla pesca: le ultime posizioni inglesi si attestavano sulla richiesta di vedersi restituito il 60% del valore del pescato europeo in acque britanniche, contro il 25% offerto da Bruxelles. Entrambi hanno abbandonato nel tempo le posizioni iniziali, anche in riferimento al periodo di transizione durante il quale portare a regime le nuove quote. Un accordo dovrebbe attestarsi sui 5 anni contro i 3 richiesti inizialmente da Londra (che desiderava vedere il nuovo regime in vigore prima delle prossime elezioni e coglierne i dividendi politici) e i 7 offerti da Bruxelles. Secondo Reuters, che cita fonti francesi, gli inglesi avrebbero fatto importanti concessioni nelle ultime 48 ore soprattutto con riferimento alla pesca. Un settore che rappresenta un'inezia economica 650 milioni di euro il valore del pescato europeo in acque inglesi contro gli oltre 500 miliardi di euro di interscambio tra il Regno Unito e il continente ma che è centrale per la narrazione politica dell'accordo e della stessa Brexit. Secondo McTague di The Atlantic, che cita fonti inglesi, le stesse concessioni le avrebbero fatte i francesi.

Si naviga a vista, per conoscere i dettagli e cominciare a valutare le conseguenze dell'accordo sarà necessario leggere il testo.

Che, giova ricordarlo vista l'imprevedibilità legata alla Brexit, non è stato ancora pubblicato e molte insidie, considerando la posta in gioco, si celano nei dettagli: un punto di frizione sorto nelle ultime ore, e riportato dal Sun, sarebbe relativo all'utilizzo delle batterie cinesi nella auto elettriche inglesi, batterie il cui utilizzo Bruxelles vuole bandire dal 2027 per promuovere l'industria europea.

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