nostro inviato ad Amatrice (Rieti)
I cartelli che invitano al «rispetto» e, dunque, a non indulgere in selfie tra le rovine, vengono assecondati con qualche eccezione. Ma i turisti che si assiepano dietro le transenne che chiudono ancora la zona rossa di Amatrice cominciano a fare di nuovo il loro lavoro. Quello di rimettere in moto un'economia ferita a morte e che comunque sta provando a rialzarsi.
A quasi un anno dalla prima, terribile scossa del 24 agosto, Amatrice accoglie ancora curiosi e viaggiatori. Come il gruppo di attempati motociclisti di Sondrio che si ferma davanti al bar Rinascimento, tra i primi a riaprire, proprio davanti alla villetta crollata alla fine del corso che faceva da sfondo ai servizi degli inviati delle televisioni di mezzo mondo. Sono in vacanza in centro Italia, spiega Aldo, e hanno deciso di venire qui «nonostante il terremoto». «Lo spettacolo è tremendo. Io qui c'ero stato qualche anno fa e ricordo la bellezza di questo paese, ormai irriconoscibile. Però si mangia ancora bene, e il coraggio di chi vuole rinascere e non va via è contagioso», prosegue mostrando le sporte di viveri acquistate prima di ripartire: «Un modo per aiutare concretamente questa gente. Guanciale e formaggi sono specialità del posto legate alla tradizione di questa comunità, ci è venuto naturale fare un po' di spesa».
Come pure Giancarlo e Vittoria, che contemplano sgomenti le rovine che si affacciano sul corso. «Siamo di Reggio Emilia - spiega lui, togliendosi dalla testa il cappello di paglia - e noi quello che significa un terremoto lo sappiamo, visto il sisma del 2012 nelle nostre zone». Loro due non si sentono certo «turisti del dolore», ma «siamo in giro in zona e ci sembrava una buona idea venire qui per pranzo. Patrizia, su alla food area, ci ha preparato una amatriciana meravigliosa che ha confermato quanto fosse buona l'idea di passare da questo paese ferito. C'è dolore per quanto è successo, ma anche tanta ammirazione per il coraggio che hanno queste persone: hanno perso tutto, ma non l'amore per la propria terra e la voglia di ricominciare, anche se dopo un anno pensavamo di trovare già un principio di ricostruzione». Invece le macerie la fanno da padrone, come le polemiche sulla lentezza nella consegna delle case temporanee, le ambiguità sulla «zona franca» e i dubbi sul futuro. I turisti con le loro confezioni di guanciale, i pochi ristoranti che hanno avuto la forza e la possibilità di riaprire i battenti pieni per la vigilia di Ferragosto, però, sono un segnale di speranza e di normalità.
Un posto che pullulava di viaggiatori e curiosi prima di essere ridotto in briciole riparte dai suoi prodotti, dai suoi profumi e dai suoi sapori: sono stati più veloci i turisti a tornare che lo Stato a far ripartire Amatrice ferita.
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