La Sicilia lotta con le fiamme. A Palermo morta una donna. "Era bloccata in ascensore"

Corre veloce il fuoco in Sicilia. Le fiamme sono sospinte da un forte vento levatosi nelle prime ore di ieri, e ardono ettari di vegetazione, cancellando ogni forma di vita, bruciano le case

La Sicilia lotta con le fiamme. A Palermo morta una donna. "Era bloccata in ascensore"
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Corre veloce il fuoco in Sicilia. Le fiamme sono sospinte da un forte vento levatosi nelle prime ore di ieri, e ardono ettari di vegetazione, cancellando ogni forma di vita, bruciano le case. Il bilancio è di 3 morti: una coppia di 70enni carbonizzati nella loro abitazione a Cinisi, e una 88enne morta a San Martino delle Scale (Palermo) mentre attendeva i soccorsi bloccati dalle fiamme. Due forestali restano ricoverati con gravi ustioni. Non c'è scampo per tanti animali arsi vivi o soffocati dal fumo. Sono 2mila le persone evacuate, e un centinaio di famiglie non può rientrare a casa.

I vigili del fuoco e personale del Corpo forestale della Regione siciliana non si sono mai fermati, anche se i Canadair trovano difficoltà per il vento. Nel Messinese si è rischiato quando una stazione di servizio sull'A20 presso Tindari ha preso fuoco; a Borgo Nuovo, nel Palermitano, si è arrivati al macabro coi parenti in veglia funebre che scappano e la bara brucia. Sempre a Palermo, una 61enne, Francesca Marchione, è morta nell'ascensore bloccato tra due piani, probabilmente per un black out.

Le fiamme hanno distrutto la chiesa del convento di Santa Maria di Gesù (Pa), la statua del 1.470 della Madonna con bambino e un Ecce Homo del '400-inizi '500. Continua a bruciare Catania, il cui l'aeroporto, dopo l'incendio del 16 luglio, forse divampato dal cavo di una stampante, «consente al momento informa il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini - la movimentazione di 20mila passeggeri e si punta al ripristino del 90% del traffico per l'inizio della prossima settimana». Fiamme nella pineta dei Monti Rossi di Nicolosi e nell'area verde protetta di Timpa di Acireale, incendi a Zafferana, nel Siracusano, nel Nisseno, nell'Agrigentino e nel Ragusano. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha dichiarato lo stato di crisi ed emergenza regionale e ha chiesto al governo nazionale il riconoscimento dello stato di emergenza per gli incendi e l'eccezionale ondata di calore. Secondo una prima stima della Protezione civile siciliana, i roghi in oltre cento Comuni con picchi di 45-47 gradi, hanno causato oltre 60 milioni di euro di danni. Vanno aggiunti oltre 200 milioni, quantificati dagli Ispettorati provinciali dell'Agricoltura, per l'eccezionale ondata di calore e gli altri danni - in fase di determinazione - per la distruzione di produzioni e strutture agricole. Il report del Corpo forestale della Regione parla di 338 roghi in Sicilia, con l'intervento di 4.585 uomini e donne tra personale in divisa e lavoratori forestali, 748 mezzi antincendio, 26 interventi di velivoli nazionali e 53 degli elicotteri regionali, con oltre 1.300 lanci. La superficie boschiva incendiata è di 693 ettari, quella non boschiva di 3mila ettari. Ci sono anche 18mila operai messi in campo dal Dipartimento dello Sviluppo rurale per la pulizia dei boschi e a presidio e supporto delle attività del Corpo forestale. La Protezione civile regionale ha coordinato 800 volontari e 200 mezzi. Il Corpo dei vigili del fuoco è intervenuto in 650 incendi urbani e di interfaccia con quasi 2.500 uomini e 710 interventi contro gli incendi boschivi.

Vicinanza alla sua Sicilia dal presidente Sergio Mattarella, che ha chiamato Schifani dicendosi disponibile a eventuali interventi, anche in prima persona.

«La pluralità di focolai degli ultimi giorni dice il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, anche lui contattato da Mattarella - lascia pensare ad atti dolosi, all'azione di scelleratezza assoluta che distrugge territorio e ambiente, contro la nostra comunità che ne è vittima. Sono reati gravi come quelli mafiosi, reati contro l'umanità». I vescovi siciliani in una nota parlano di «mani diaboliche di vandali senza cuore e coscienza» che hanno appiccato roghi provocando morte.

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