Roma - Nella Grande Bellezza dei giardini del Quirinale, il ricevimento per la festa della Repubblica inizia a tarda sera con le solite passerelle di vip o presunti tali. L'atmosfera è da patto del Nazareno-bis e nell'aria aleggia un clima di fine legislatura. Non disturbate i manovratori, si deve essere detto Sergio Mattarella, l'accordo sul Tedeschellum è troppo importante per metterlo a rischio, e così, almeno per un giorno, le preoccupazioni del Colle sulla possibilità che le elezioni in autunno facciano saltare la manovra, esponendo il Paese alla speculazione internazionale, almeno oggi, passano in secondo piano. Il capo dello Stato parla di Europa, di migranti, di sicurezza nelle città, di etica «necessaria» nella politica. Ma sui temi caldi, i conti pubblici e la legge elettorale, decide che è meglio non dire nemmeno una parola.
Mattarella timbra la giornata con due messaggi. Nel primo, ai prefetti, tocca un argomento piuttosto attuale e popolare, la tranquillità delle nostre città. «Il bene della sicurezza, talvolta percepito come minacciato, appartiene a tutti, e tutti abbiamo il dovere di contribuirvi con comportamenti orientati alla legalità e all'interesse generale». Servono, spiega, non solo prevenzione, intelligence e attività di polizia, ma anche «un coinvolgimento etico e culturale» capace di «contrastare elusione di regole e logiche di appartenenza». E occorre un impegno più diretto dei comuni. I sindaci, dice il presidente, si diano da fare e mettano in piedi «una rete di iniziative in grado di garantire la vivibilità dei luoghi e rimuovere i fattori di disagio ed esclusione sociale che possono favorire l'illegalità diffusa». Se si vive meglio, si commettono meno reati.
Il secondo, prima del concerto, riguarda la politica estera. Il capo dello Stato accenna alle «grandi sfide» che abbiamo davanti, ricorda come la Ue si sia rafforzata al vertice di Roma e invita alla «interdipendenza e alla collaborazione di tutti», anche, pensando forse a Trump, «nella ripartizione degli oneri di accoglienza e nella difesa dell'ambiente».
Poi, il terremoto. Tra gli ospiti pure i 140 sindaci delle zone colpite, invitati personalmente da Mattarella.
«L'Italia non dimentica la ferita al cuore del Paese - dice il presidente - un dramma che ci sollecita a preservare al meglio l'assetto del nostro territorio». La gestione dell'emergenza è stata «difficile», però questa è una «priorità nazionale che non può conoscere arretramenti».
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