Sinistra come Tafazzi: pretende lo ius soli dal governo gialloverde

Il Pd prova a rompere l'asse M5s-Lega: sforzo vano. Salvini: non se ne parla, vedrò Ramy

Sinistra come Tafazzi: pretende lo ius soli dal governo gialloverde

Ennesima scelta suicida del Pd. Incapace di far approvare la legge sullo Ius soli (il diritto alla cittadinanza per chi nasce in Italia) quando a Palazzo Chigi c'era Paolo Gentiloni, ora il Pd rilancia in modo del tutto pretestuoso la proposta con un governo a trazione leghista che del no allo Ius soli ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. E infatti anche ieri Matteo Salvini lo ha ribadito. «Ius soli? Non se ne parla. L'Italia è già oggi il Paese che concede più cittadinanze ogni anno, non serve una nuova legge - ha scritto il vicepremier sulla sua pagina Facebook - La cittadinanza è una cosa seria e arriva alla fine di un percorso di integrazione, non è un biglietto per il Luna Park. In singoli casi eccezionali si può concedere anche prima del tempo, ma la legge non cambierà».

Salvini però cambia tono nel rispondere al ragazzino eroe di San Donato Milanese, Ramy, che aveva espresso il desiderio di ottenere la cittadinanza anche per i suoi compagni di origine straniera. Dopo lo sfottò di due giorni fa, quando Salvini aveva ingiustificatamente schernito il ragazzino dicendo «se vuole lo ius soli si faccia eleggere in Parlamento», il vicepremier ieri ha scelto un registro diverso ed un tono più gentile: «Ramy? Stiamo proseguendo con tutte le verifiche del caso, spero di incontrarlo presto e ringraziarlo per il suo coraggio».

La battuta di Salvini sul ragazzino egiziano non era piaciuta neppure al sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Per il sindaco, Salvini non deve «sfuggire» al dibattito sullo ius soli cavandosela con una battuta. Un tema complesso, aggiunge Sala, ma da affrontare perché «ci sono tanti ragazzi nati in Italia e che vivono la nostra cultura».

A tentare di riportare il tema sul tavolo è anche il segretario del Pd , Nicola Zingaretti, che parla di «una questione di civiltà e diritti che si è riaffacciata prepotentemente nelle cronache politiche dopo la vicenda del bus e di ragazzi straordinari come Ramy». Intervento che segue quello di Graziano Delrio e Walter Veltroni. «Su temi come questo non bisogna avere paura di mettersi controcorrente», aveva detto l'ex sindaco di Roma.

Ma dentro il Pd già volano gli stracci tra chi propone di rilanciare la battaglia e chi invece ricorda che quando la legge era a un passo dall'approvazione finale è mancata la spinta per farla passare anche al Senato, dopo il via libera alla Camera nel 2015 quando al governo c'era Matteo Renzi.

Non crede ci sia alcuna possibilità pure Matteo Orfini. «Sappiamo benissimo che con i numeri di questa legislatura sarà quasi impossibile portarlo a casa (lo ius soli ndr). L'occasione l'abbiamo persa in quella precedente», osserva l'ex presidente del Pd.

La speranza di una parte dei dem è sempre la stessa: cercare di infilare una zeppa nell'alleanza giallo verde con l'idea che i Cinquestelle, almeno la parte più vicina alle posizioni di Roberto Fico, possano sostenere lo ius soli e quindi trovare così una leva con la quale mettere in difficoltà l'asse Salvini - Di Maio. Strategia destinata a fare un buco nell'acqua visto che il vicepremier Luigi Di Maio e pure il premier Giuseppe Conte hanno ribadito che lo ius soli non è nell'agenda di governo.

M5s non ha alcuna intenzione di scoprire il fianco per i diritti degli immigrati. Certo Salvini e Di Maio non faranno cadere il governo per l'affermazione dei diritti civili. E quando lo ius soli fu votato alla Camera tutto M5s si astenne.

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