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Sisma, il grido del vescovo "Troppe parole vuote e false"

Sisma, il grido del vescovo "Troppe parole vuote e false"

«Il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell'uomo»: le parole di monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, pronunciate ai funerali delle vittime del sisma del 24 agosto 2016, risuonano con forza a tre anni esatti dalla violenta scossa di terremoto che, nella sola Amatrice, fece 231 vittime. Parole ancora più forti sono state pronunciate ieri, alla messa in ricordo del terzo anniversario della tragedia del 2016. «Chiediamo perdono, per le parole vuote, false e prive di significato che in questi tre anni abbiamo detto e ascoltato», è il duro attacco dell'alto prelato che si scaglia contro l'immobilismo della politica e delle istituzioni. «Più che una visione - ha osservato il vescovo - in questi tre anni sono prevalsi punti di vista diversi, anche a motivo dell'alternarsi di governi, di responsabilità personali, di varia umanità. E la tendenza ogni volta è stata quella di ricominciare daccapo, nel modo esattamente contrario a chi è venuto prima. Ma senza un progetto, cioè senza un respiro lungo, non si va da nessuna parte».

Un'omelia durissima quella pronunciata in un Palazzetto dello Sport strapieno e che non ha potuto che applaudire alle parole di Pompili, pastore da sempre vicino alla gente della sua diocesi. Il vescovo chiede un cambio di passo e auspica una «visione del futuro come unica strada per sottrarsi alla paralisi. Lo dobbiamo non solo ai nostri figli, ma a quelli che non sono più tra noi». «Si decida presto e più in fretta. Se manca uno sguardo condiviso si spegne anche l'entusiasmo». «Accanto al senso di nostalgia - ha aggiunto il prelato - si aggiunge una situazione di totale stallo rispetto alla ricostruzione. C'è un doppio sentimento, di dolore per chi non c'è più, una ferita che non si è rimarginata, e di disincanto per quello che tre anni fa si immaginava fosse più facile, anche sulla base delle parole conclamate».

Totale assenza, alla commemorazione, da parte delle istituzioni. E anche se in presenza di una crisi di governo, l'esecutivo e i suoi ministri sono ancora in carica. Alla cerimonia ad Amatrice era presente invece, solo il sottosegretario con delega alla ricostruzione post-sisma, Vito Crimi. Ma tre anni dopo, nella cittadina del reatino, è tutto (o quasi) come quel terribile 24 agosto, del 2016, quando il sisma distrusse case, scuole, squarciò strade. Devastazione, macerie, desolazione, silenzio. Troppo silenzio, condanna Pompili. «Purtroppo - ha ammesso il capo Dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli - la ricostruzione post-terremoto non procede così speditamente come ci si aspettava». Le istituzioni, i ministri, i politici, ricordano le vittime sui social. «Parole vuote - osserva Pompili.

È il momento di ricostruire».

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