Slogan continui e incontri: per Matteo era la «priorità»

Roma Quella della legge sulla legittima difesa non era una delle tante promesse da campagna elettorale per Matteo Salvini. Il vicepremier su questa promessa aveva puntato tutto il suo profilo politico: l'uomo che avrebbe riportato la sicurezza nelle case degli italiani. Con Salvini al governo i cittadini sarebbero stati più sicuri e anche liberi di difendersi. Quante volte abbiamo sentito Salvini ergersi a paladino del diritto del cittadino di difendersi a casa propria?

«Se a casa mia ci sono i miei figli ed entra un ladro, è il ladro che deve avere paura. - ha ripetuto fino alla noia - Ogni italiano è legittimato a difendersi senza subire processi. La casa deve tornare ad essere una realtà inviolabile».

Certo la legittima difesa era la punta di diamante del programma della coalizione di centrodestra. Ma Salvini anche dopo aver firmato il contratto di governo con M5s ha continuato a battere su quel punto. Nel gennaio scorso ha annunciato in una delle tante dirette Facebook l'arrivo della legge: «Il Parlamento approverà la legge sulla legittima difesa, dopo anni di chiacchiere entro febbraio». Poi si è corretto ed infatti il 10 febbraio sempre su Facebook Salvini ha spostato la data dell'approvazione a marzo. Evidentemente per mettere le mani avanti.

Questo però non gli ha impedito di continuare a fare propaganda su quella promessa con una delle sue mosse preferite: incontrarsi con le «vittime» dell'accusa di eccesso di legittima difesa.

Già nel 2015 era accorso a confortare il benzinaio Graziano Stacchio che, in provincia di Vicenza, aveva sparato e ucciso un rapinatore. Poi il vicepremier aveva pure chiamato Freddy Pacini, il gommista che nel novembre scorso ha ucciso un rapinatore entrato nel suo capannone. Salvini aveva tenuto a specificare che Pacini aveva tutta la sua approvazione mandandogli un abbraccio.

E soltanto un paio di giorni fa ha scatenato pesanti polemiche la sua visita all'imprenditore Angelo Peveri detenuto nel carcere di Piacenza. Polemiche inevitabili perché quello di Peveri è un caso particolare visto che è stato condannato in via definitiva a quattro anni e mezzo dai giudici che hanno escluso che il suo fosse un caso di legittima difesa.

FA

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