Lo smartphone in spiaggia? Meglio silenzioso e defilato

Preferire il rumore delle onde alle suonerie e i figli non vanno vissuti solo sullo schermo. E a pranzo? Parlatevi

Lo smartphone in spiaggia? Meglio silenzioso e defilato

«Non preoccupatevi della prova costume», recita un celebre, anonimo mantra che impazza sui social network questa estate: «Tanto, anche in spiaggia, guarderemo tutti solo il cellulare». E infatti. Nessuno chiede più scusa a nessuno, se smartphone e tablet, perfino nel tanto atteso vivaio di ombelichi scoperti per il quale, nel più dei casi, stiamo pagando il costo di una vacanza, catturano l'attenzione più del resto del mondo.

Più della vita, più di quel mare che, illuminato di rosa, ci serve soprattutto per la caccia al filtro giusto e alla gara alla foto più bella su Instagram. Non chiediamo più scusa: ma c'è un abbiccì di regole condivise da mettere in pratica, se ancora ci teniamo a non essere molesti, e se non vogliamo che la nostra dipendenza dia nell'occhio spudoratamente.

Punto uno: il volume della suoneria non deve mai coprire il suono delle onde. È così che parte il «decalogo» stilato da Carolina Onlus (fondazione dedicata a una giovane vittima del cyber-bullismo). Il suono delle onde resta sacrosanto per la maggior parte delle persone si presume : perché non approfittarne anche noi, e ricordare quanto culli i timpani il rumore della risacca?

Regola numero due: inserire la modalità vibrazione (dunque silenziare) la suoneria, prima di andare a nuotare. Verosimilmente, il vicino d'ombrellone non risponderà al nostro telefono (e meno male).

Rammentare, è la regola numero tre, che i bambini non sono solo l'oggetto di immagini sul nostro display, ma creature in piena crescita, che hanno tutto il diritto (e la necessità) di vederci presenti, partecipi, senza smartphone in mano e armati, piuttosto, di tanta curiosità. «Se si scarica la batteria, non elemosinare un cavo usb», recita «quarto comandamento»: non è una tragedia, non c'è bisogno di un antipanico, non è opportuno che interpelliamo sconosciuti perché soccorrano una non- emergenza.

Importantissimo il punto cinque: riguarda le videochiamate, l'importanza della privacy altrui. Occhi, sempre e ovunque, a chi stiamo inquadrando con la videocamera dello smartphone mentre parliamo con parenti e amici lontani (o colleghi inchiodati alla scrivania e in vena di incursioni nelle nostre ferie). Se invece stiamo guardando in streaming qualcosa, magari quando abbiamo trascorso allo stabilimento qualche ora e ancora un po' di tempo qui ci aspetta, non dimentichiamo di farlo con gli auricolari. E se invece, di nuovo, siamo coi nostri pargoli al seguito, mai dovremmo lasciare lo smartphone a loro disposizione: mai dimenticare il parental control che nega ai bambini l'accesso ai contenuti del nostro telefono attraverso varie e semplici modalità.

Riprende la terza regola del vademecum, il penultimo punto, suggerendoci che, se un figlio ci reclama, il cellulare viene in secondo ordine; e nella pausa pranzo, doveroso sarebbe spegnerlo, dimenticarselo. Ma tuona e conclude la regola numero dieci guai soprattutto a tre funzioni del nostro telefono: Word, Excel, PowerPoint: in altri termini, le nostre questioni d'ufficio, studio, lavoro.

Un prontuario che non si limita al bon ton, questo, ma si muove nel verso di una sana «depurazione» da quell'altrove che ci

magnetizza tutto l'anno. Quella piccola calamita fatta di impegni col mondo (e con la nostra immagine) che, almeno di fronte a Madre Natura, e nel tempo libero coi nostri affetti, diventa un obbligo usare col contagocce.

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