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Quella "società civile" rovinata da Grillo

Quella "società civile" rovinata da Grillo

È troppo facile ridurre a cialtroneria la maldestra compilazione delle liste elettorali del Movimento Cinque Stelle, farcita da «impresentabili», avventurieri e opportunisti di ogni tipo.

Questi sono i risultati della linea Di Maio-Casaleggio che, al secondo appuntamento con il voto politico nella loro storia, hanno scelto di mitigare la percezione esterna del partito-setta per aprire a candidati espressi dalla società civile. Dai No Tav alla Capitaneria di Porto, dai dimostranti di professione agli imprenditori. Poteva essere una svolta rilevante, peccato però che l'operazione sia già naufragata, almeno dal punto di vista mediatico.

L'ambizioso Luigi Di Maio, nella sua surreale scalata a Palazzo Chigi, si è fatto tradire dalla smania di trasformare dalla sera al mattino un movimento antisistema in una forza rassicurante per l'establishment in caso di ingresso al governo o in un'ampia maggioranza di salute pubblica. Non si possono cancellare con due tratti di penna sulle liste il lungo percorso dei «grillini». Ricordiamo che questo sostantivo, fino all'altro ieri, definiva i fanatici seguaci di un guru come Beppe Grillo, che per anni ha costruito i consensi attorno a M5s con toni isterici e vagamente messianici.

La «società civile» vezzeggiata da Grillo non era tuttavia quelle delle professioni, dell'industria, dell'artigianato, dei club di servizio, di quelli che si possono definire orgogliosamente «colletti bianchi». I Cinque Stelle hanno fatto fortuna elettorale sulla violenza verbale, l'odio di classe, il linciaggio mediatico, il tetro ribollire delle piazze italiane ridotte a un rito di massa che si concludeva sempre con un liberatorio «vaffanculo» dinanzi a qualsiasi personalità delle istituzioni o degli altri partiti.

Sono cominciate con il Popolo viola e i primi «Vaffa Day» le catene di Sant'Antonio virtuali contro la Casta, il Moloch da abbattere per fare rinascere un Paese strozzato da satrapi e profittatori. Milioni di persone estranee alla vita pubblica hanno subìto un lavaggio del cervello sui lussi della politica di professione, tra analisi ai raggi X della busta paga di un parlamentare e fake news infami, tipo additare l'ingegner Curcio della Protezione Civile come il fondatore delle Brigate Rosse miracolato dallo Stato con uno stipendio faraonico.

La «societa civile» che gravita attorno ai Cinque Stelle si è nutrita di risentimento verso la classe dirigente del Paese, dopo essere stata indottrinata dai tanti cattivi maestri; magari non conosce la storia del terrorismo rosso in Italia, ma in compenso può discettare al bar di indennità parlamentari, gettoni di presenza e rimborsi spese. Però quando a queste «risorse» della politica la sorte ha riservato un'impensabile escalation sociale, da signori nessuno a sicuri onorevoli della Repubblica, quante maschere sono cadute: candidati che hanno nascosto precedenti appartenenze politiche e massoniche, indagini della Procura a loro carico, sparizioni di fondi, case scroccate, vite violente o border line.

Ecco il risultato del grillismo, forma moderna dell'estremismo: conoscere i privilegi del Palazzo per conquistarli con ogni mezzo.

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