Giovanni Giacalone accoglie nel suo studio di Vercelli, ha molto da raccontare. Ha 70 anni e non li dimostra, energico e accogliente nel far accomodare nel luogo dove ormai da anni guarisce con l'energia delle mani.
La storia del professor Giacalone nasce in Sicilia, a Carini, in provincia di Palermo, in una mattina di luglio, 1944. Una vita difficile quella del piccolo Giovanni che assieme alle due sorelle, Rosa più grande di 5 anni e Franca più giovane di 2, ha dovuto affrontare con caparbietà e ottimismo. A 6 anni Giovanni era già orfano di padre, morto nel 1950 a causa di un tumore; poi la madre, pochi anni dopo, che si lasciò morire per il dolore. I tre fratelli furono cresciuti da una zia, ma ben presto arriva l'orfanotrofio e l'assenza totale di punti di riferimento. Giovanni studia con grande volontà e diventa geometra; ancora oggi ricorda in maniera positiva gli anni passati in seminario con i preti del Don Orione. A 18 anni va a Vercelli: nella cittadina piemontese vivevano le sorelle, la più grande di loro era sposata con un uomo proprietario di un'argenteria dove iniziò a lavorare. Era l'8 ottobre del 1962, la prima volta che Giovanni Giacalone vede la nebbia «una stranezza assoluta», ora racconta. Passare tutto l'inverno senza vedere il sole oltre che le diverse abitudini alimentari...
Il giovane siciliano iniziò così il suo percorso professionale all'interno di fabbriche di argenteria a Vercelli, per qualche anno da Emanuelli e Pastore , per poi diventare capo reparto nella ditta Lam di Alberto Segre. In quest'ultima Giacalone imparò moltissimo; il proprietario della ditta gli insegnò come stare al mondo e quale importanza aveva una stretta di mano e l'importanza della parola data.
Si sposa e ha un figlio e mentre continua la sua attività di argentiere, è colto sempre di più da potenti emicranie che a volte lo mettono davvero in grave difficoltà. Pensa di essere ammalato e di avere qualche cosa di grave fin quando un giorno entra in una farmacia e il titolare avverte in Giacalone un'energia particolare.
Il titolare di questa farmacia di Vercelli era, negli anni Settanta, il socio fondatore del centro di pranologia (allora scienza sperimentale). Così a Giovanni prescrissero alcuni esami da cui emerse in modo inequivocabile che dalle sue mani provenivano radiazioni elettromagnetiche. Da quel momento Giacalone, per 6 anni, si mise a studiare medicina e, nel 1978, aprì il suo studio di pranoterapeuta.
La vita per quel giovane siciliano diplomatosi geometra e trovatosi pranoterapeuta doveva ancora riserbare dei momenti difficili. All'età di 22 anni l'amato figlio perde la vita in circostanze drammatiche e 3 anni fa per un banale tamponamento automobilistico Giovanni diventa quasi cieco.
In quasi 30 anni di attività da pranoterapeuta lui di malattie ne ha curate tante. Miastenie, artrite reumatoide, Eredoatassia o malattie neurologiche vengono trattate da Giacalone che tiene sempre a ricordare come «io curo e non guarisco» e se «ci sono malattie del Dna qualsiasi trattamento è vano». Attento a non dare mai illusioni, Giacalone ricorda un caso su tutti in cui, agli inizi della sua professione, ottenne risultati insperati.
Era la fine degli anni Settanta e una giovane diciottenne di Saronno, Maria Grazia, soffriva di una miastenia violenta che, man mano, le invalidava ogni parte del corpo. Prima le gambe poi le braccia sino ad arrivare alla respirazione con la preoccupazione da parte della famiglia che il peggio potesse a breve accadere. Così il fidanzato di Maria Grazia aveva sentito parlare di Giacalone e, con la forza della disperazione, si rivolse a lui per cercare qualche soluzione, diversa, da quella proposta dalla medicina ortodossa. Così dopo qualche applicazione Maria Grazia iniziò a sentirsi meglio. Rimasero tutti stupefatti da quell'episodio e anche la comunità scientifica, scettica all'inizio, dovette riconoscere che le cure fatte furono decisive.
Furono innumerevoli i casi in cui le cure di Giacalone divennero decisive, ma certamente
quella fatta a Maria Grazia all'inizio del suo percorso divenne simbolica anche se ogni persona che entra nel suo studio viene trattata con l'emozione e l'umiltà di quando si accorse di avere poteri pranoterapeutici.@terzigio
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