La solidarietà senza tempo di chi ha vissuto per il lavoro

La solidarietà senza tempo di chi ha vissuto per il lavoro

I veneti sono in ginocchio solo quando pregano. Suona come il grido di battaglia del William Wallace di Braveheart o del sermone di Tony D'Amato in Ogni maledetta domenica. L'ha detta invece il presidente del Senato Casellati, che, anche se un po' hollywoodiano nella forma, esprime una sostanza, cioè una filosofia di vita, un modo di essere che non si piange addosso nemmeno quando avrebbe tutto il diritto di farlo. Le uniche lacrime sincere, diceva Indro Montanelli, sono quelle che versiamo da soli in una stanza. E le sue Angelo, solo nella sua stanza, deve averle versate senza smettere però di sentire l'altrui sofferenza come se fosse sua: sembra la storia di un'Italia che non c'è più.

Il signor Angelo aveva sempre vissuto in paese, nella sua Vittorio Veneto, terra che sa che le conquiste costano sangue, sudore e lacrime: è qui, tra il Piave e il Massiccio del Grappa, che l'Austria Ungheria perse la Grande guerra, furono quei dieci giorni e quei tremila morti che decisero cinque anni di conflitto. Lavorava il gesso e non s'era mai tirato indietro se c'era da lavorare, non si arrendeva mai anche quando nella sua vita aveva cominciato a farsi buio. Una brutta malattia, la chiamano, come se non fosse la più brutta, spaventosa persino a pronunciarla. L'aveva tenuta a bada per anni, ma ormai sapeva che il suo tempo era finito. E ha voluto rendersi utile agli altri, a quelli che soffrono senza lamentarsi come lui, fin sull'ultimo respiro.

Angelo Segat è morto a 74 anni con un ultimo desiderio: che le offerte raccolte al suo funerale fossero destinate alle famiglie bellunesi massacrate dal maltempo. Non fiori ma opere di bene, aiuti ai fratelli di montagna in difficoltà. C'è scritto anche sull'epigrafe, bella chiara, in grassetto.

Sergio, vedovo senza figli, lasciò tutti i suoi risparmi, due milioni e passa, alle pensioni dei carabinieri. Rubina donò 2 miliardi, 868 milioni e 720 mila delle vecchie lire alla parrocchia Sant'Andrea di Empoli. Giulio, dentista di Cuneo, dieci milioni al comune perchè le casse piangevano.

Così come Pietro, emigrato negli Stati Uniti, che consegnò al suo paesello, Montebella Jonica, mezzo miliardo con una specifica precisa: costruire una biblioteca. Ma qui è diverso: l'ultimo pensiero di Angelo è stato un modo per non dimenticarsi della sua vita e della sua storia. Perchè i veneti alzano la testa persino quando pregano.

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