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"Sono finite nel vuoto anche le nostre denunce"

Residenti infuriati: "Avevamo segnalato anomalie". Già due indagati per crollo colposo

"Sono finite nel vuoto anche le nostre denunce"

Roma - Stella guarda preoccupata la gru, piazzata giusto sul marciapiede davanti al portone di casa sua, in via Lattanzio. «Chi me lo dice che tiene? L'hanno montata su quella base di cemento nemmeno 4 giorni dopo aver fatto la colata. Dicono che è in regola, ma non lo era pure il muretto di contenimento che ha ceduto? E allora?».

I timori di questa agguerrita signora sono gli stessi degli altri residenti di quest'angolo di Balduina, tra via Lattanzio e via Livio Andronico, che due sere fa hanno visto sprofondare una cospicua parte della strada nel «buco» del cantiere, con una manciata di automobili che erano state parcheggiate lì finite rovinosamente nella voragine. E i residenti oggi infuriati hanno assistito al disastro, che per fortuna non ha fatto vittime, dopo che, per mesi, s'erano lamentati anche ufficialmente per i problemi nati insieme al cantiere, sorto alla fine di agosto ed entrato nel vivo con la demolizione dell'istituto scolastico che sorgeva qui fino a fine ottobre. All'inizio le polemiche erano più che altro politico-romantiche, legate all'abbattimento di un edificio considerato un simbolo della zona. Poi sono sorte questioni più pratiche. E più preoccupanti.

Prima la polvere, che ha inondato gli isolati intorno nei giorni della demolizione, «senza che nessuno la abbattesse buttando acqua, e nonostante le proteste», si lamenta una giovane mamma. Vibrazioni, forti, «ogni volta che passa una di queste grosse betoniere, dalla mattina presto fino alla sera, anche alle 22», insiste Stella. Allagamenti, frequenti in questa zona anche prima dei lavori. Olio minerali che cade dalla gru ogni volta chq questa si muove, segnale tv sparito dopo che la stessa gru è stata tirata su.

Denunce su denunce, esposti su esposti. Tutto finito in telefonate, lettere e email di protesta al municipio, al Campidoglio e alla EcoLattanzio, il consorzio che sta costruendo tre palazzine dove ora c'è solo un grosso buco. E in un buco nero sono caduti anche gli allarmi. «Nessuno ci ha ascoltato, nessuno ha mai risposto, nemmeno alle email. Qui del Campidoglio non si è visto nemmeno per sbaglio qualcuno, ma l'amministratore del nostro condominio ha una pratica alta così solo di segnalazioni». Che, però, non hanno prodotto risultati. Fino a quando il boato della sera di San Valentino ha portato il cantiere all'attenzione di tutti.

Ieri i tre periti della procura - un ingegnere, un ingegnere strutturale e un geologo - erano già sul posto per un primo sopralluogo. Saranno loro a dover capire perché ha ceduto il muro di contenimento e perché si sono spezzati i pilastri di cemento già gettati lì sotto, nel cantiere posto sotto sequestro. Tra l'altro, stando alle denunce dei residenti, nei giorni scorsi via Lattanzio, all'angolo con la via teatro del crollo, era completamente allagata per la rottura di una falda all'interno dell'area del cantiere, che aveva costretto a pompare l'acqua fuori dall'area dei lavori trasformando la via «in un fiume», spiega ancora la signora Stella.

E il fascicolo d'indagine - l'ipotesi è crollo colposo - affidato all'aggiunto Nunzia D'Elia e al pm Mario Dovinola conta già due indagati, ossia il legale rappresentate della società proprietaria del terreno e quello del cantiere.

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