Sos dalla nave: "Bagni rotti". I giudici contro il Viminale

Il pm di Siracusa: «Nessun reato dal comandante della Sea Watch». Sbarco più vicino coi servizi in tilt

Sos dalla nave: "Bagni rotti". I giudici contro il Viminale

L a procura di Siracusa ha aperto un fascicolo contro ignoti per la vicenda della Sea Watch 3. Il procuratore Fabio Scavone parla di «atto dovuto», ma specifica che per adesso il comandante della nave della Ong tedesca non è indagato, e che l'ipotesi di sequestro della nave non è stata presa in considetazione. Ai magistrati sta arrivando la documentazione di Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza utile a ricostruire il viaggio della nave verso l'Italia. E nel faldone è stata acquisita anche la mail di risposta che Jrcc Olanda ha inviato al Giornale confermando di aver contattato la Guardia costiera tunisina per chiedere che la Sea Watch 3 potesse trovare riparo dal ciclone che si è abbattuto sul Mediterraneo in quei giorni.

Dalla Ong arriva, intanto, una nota di spiegazione del perché il comandante avrebbe deciso di allungare verso le coste siciliane. Il 23 gennaio, in considerazione del peggioramento delle condizioni meteo nell'area in cui stava navigando la nave, che si trovava a 74 miglia nautiche dalla Tunisia e a 100 dalle coste italiane, Sea Watch chiede alle autorità olandesi di inoltrare richiesta per l'attracco in un porto sicuro. Il centro di coordinamento della Guardia costiera dei Paesi Bassi invia richiesta a Imrcc Roma, che nel pomeriggio dello stesso giorno risponde che «viste le condizioni meteo previste, non si considera l'isola di Lampedusa un posto sicuro dove trovare riparo, anche in considerazione della conformazione geografica dell'isola». A quel punto il Jrcc olandese risponde che avrebbe contattato le autorità tunisine in quanto la Tunisia, visti anche i venti che soffiavano da Ovest-Nord Ovest, avrebbe potuto essere una valida alternativa. Subito dopo, come confermato dalla Guardia costiera dei Paesi Bassi anche al Giornale, la comunicazione di richiesta per l'accesso della nave nelle acque territoriali tunisine è partita. Secondo Sea Watch nessuno avrebbe mai risposto a quella mail. Ma appare molto strano, visto che tutte le altre imbarcazioni sono arrivate di fronte alla Tunisia senza alcun problema.

«Nello scorso novembre ci era stato negato l'approdo in Tunisia - spiegano dalla Ong - per fare rifornimento e trovare riparo durante una tempesta». Una contraddizione, perché in questo caso la richiesta non era di ingresso in porto, ma nelle acque territoriali per motivi di meteo avverso. Visto che l'Italia aveva risposto in maniera negativa a una richiesta di porto sicuro, non era forse meglio dirigersi in una zona sicuramente meno esposta a onde alte 7 metri? La portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi, ha spiegato che la nave era di fronte a Lampedusa anche perché invitata da un procuratore della Repubblica «a fornire le testimonianze del capitano e del capomissione per il naufragio in cui sono morte 117 persone lo scorso 18 gennaio». Non si capisce il perché la Linardi parli di 117 decessi quando la Marina militare ha diffuso il dato di 20 presenze sul gommone avvistate dall'aereo di ricognizione dell'Aeronautica.

Dubbi anche sull'età dei bambini a bordo. Secondo quanto riferito dalla Ong sarebbero «13 di età compresa tra i i 14 e i 17 anni», ma non avendo documenti è difficile poterlo verificare. La procura di Siracusa potrebbe valutare anche di far fare un'ispezione a bordo nelle prossime ore per verificare le condizioni di salute dei migranti.

Il comandante, intanto, ha fatto sapere con una mail che i bagni della nave, utilizzati da equipaggio e migranti, sono quasi saturi e a breve inutilizzabili, cosa che potrebbe accelerare lo sbarco, per emergenza sanitaria. Mentre con un'ordinanza della Capitaneria è stato vietato a qualsiasi imbarcazione di avvicinarsi alla nave.

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