Economia

"Sospendere le rate della rottamazione-ter"

Il giudice: giusto dare più tempo per pagare senza perdere i benefici. Esulta il legale

"Sospendere le rate della rottamazione-ter"

Rottamazione-ter, ultima chiamata. Anzi, no. Nel giorno in cui l'Agenzia delle Entrate fa sapere che «l'ultima chiamata per pagare la rata della rottamazione-ter e del saldo e stralcio» è fissata a domani, lunedì 9 dicembre, dal tribunale di Massa, sezione lavoro, arriva una sentenza che allunga - di fatto - la possibilità di rottamazione di almeno 700mila cartelle esattoriali. Il possibile colpo di spugna sui tempi della rottamazione riguarda infatti sia i 385mila contribuenti che hanno aderito subito al «saldo e stralcio» entro il 30 aprile 2019, sia gli almeno 267mila «ritardatari», cioè coloro che hanno approfittato della riapertura dei termini (al 31 luglio 2019) per presentare la domanda.

Quanto valgono queste cartelle? Lo scorso 1 dicembre, durante l'audizione alla Camera, il direttore dell'Agenzia delle Entrate Antonino Maggiore si era lasciato sfuggire un po' di ottimismo rispetto alle possibili entrate: «Con la rata di dicembre dovrebbero entrare almeno 1,2 miliardi di euro che si aggiungeranno agli 1,6 miliardi già incassati a luglio in occasione della prima rata della rottamazione-ter, per un gettito complessivo nel 2019 di 2,8 miliardi».

Già, dovrebbero. A meno che non scatti la sospensiva, che di fatto sposta i termini della rottamazione senza che il contribuente perda i benefici: «È uno dei primi casi di impugnazione della rottamazione-ter che dà speranza a chi non è in grado d pagare la prima rata», commenta al Giornale l'avvocato Claudio Defilippi, del foro di Milano, non nuovo a vittorie in aula sulle questioni fiscali.

La questione è quella della prima rata: è cara. «Troppo cara - sottolinea il legale milanese - perché per la prima rata lo Stato chiede il 20%, anche il 30% dell'importo scontato. E chi non ce la fa rischia di perdere tutto». Il suo cliente per esempio avrebbe dovuto pagare oltre 7mila euro su un debito complessivo di 21mila e 333 euro. Grazie alla sentenza avrà tempo fino al 5 marzo per saldare la rata. Con questa sentenza che farà giurisprudenza il giudice stabilisce infatti che «non è sfornito di fondamento» sospendere una rata così alta. I motivi sono tanti: in primis l'articolo 25 della Costituzione sul «principio di capacità contributiva» fino alla ratio della stessa legge, che per ammissione del legislatore dovrebbe agire da «pace fiscale» per soggetti che hanno una «grave e comprovata situazione di difficoltà economica».

Non è escluso che l'eventuale correttivo alla norma che questa sentenza di fatto impone al legislatore, non arrivi già nel prossimo decreto fiscale, il cui via libera è atteso entro Natale. Il testo dovrebbe contenere una norma per la rottamazione-quater che potrebbe sanare tutte o quasi le cartelle emesse nel 2018.

Con modalità che si annunciano più ragionevoli.

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