Beirut Una decisione brusca e netta che tutti si aspettavano. Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha annunciato la rottura di ogni relazione con Israele e gli Stati Uniti, e la sospensione di tutti gli accordi. È l'ultima mossa all'indomani della presentazione dell'«accordo del secolo» da parte degli Stati Uniti. «Non accetterò l'annessione di Gerusalemme e non voglio passare alla storia come colui che ha venduto Gerusalemme», ha tuonato Abu Mazen. «Perché - ha spiegato - Gerusalemme non è mia ma di tutti» e ha aggiunto che l'Anp «non accetterà mai gli Usa come unico mediatore al tavolo dei negoziati con Israele». Ha poi raccontato: «Trump mi ha chiesto di parlargli telefonicamente ma io gli ho detto di no», «voleva mandarmi una lettera, ma l'ho rifiutata», perché altrimenti avrebbe potuto sostenere «di avermi consultato». Abbas ha anche annunciato che si sarebbe rivolto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni mondiali e regionali per «spiegare la nostra posizione». Ha poi ribadito il suo rifiuto «completo» del piano Trump.
Il presidente americano ha presentato martedì il tanto atteso piano di pace a Washington. Secondo la proposta Israele potrà annettersi tutti i suoi insediamenti in Cisgiordania che i palestinesi e la maggior parte della comunità internazionale considerano illegali. Ma non solo. Diverrà parte di Israele anche la Valle del Giordano, che rappresenta circa un quarto della Cisgiordania. In cambio ai palestinesi verrebbero concessi pezzi della Cisgiordania, alcuni quartieri alla periferia di Gerusalemme Est, in particolare Abu Dis, e Gaza, tutti collegati da una nuova rete di strade, ponti e tunnel. Israele però controllerebbe i confini e lo spazio aereo dello Stato e manterrebbe il controllo sulla sicurezza. L'accordo prevede anche il disarmo di Hamas e di altri gruppi armati a Gaza. Ma non finisce qui. Il piano non prevede neanche il diritto al ritorno dei profughi palestinesi sfollati dalla guerra del 1948 e dei loro discendenti. Una richiesta palestinese molto importante.
Ma nel frattempo il premier israeliano Benjamin Netanyahu marcia dritto per la sua strada. Ha già dichiarato che questa settimana chiederà al suo governo di approvare l'applicazione della legge israeliana agli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Un primo passo verso la loro annessione formale. In tutto ciò i ministri degli Esteri della Lega araba riuniti al Cairo hanno dichiarato riguardo al piano che «non coopereranno con gli Stati Uniti nella sua attuazione» perché non condurrebbe «a una pace globale e giusta». I ministri hanno ribadito il diritto dei palestinesi a creare uno Stato futuro sulla terra occupata da Israele nella guerra del 1967, con Gerusalemme Est come capitale. E il capo della Lega araba Aboul-Gheit ha invitato israeliani e palestinesi a negoziare per raggiungere una «soluzione soddisfacente per entrambi».
L'Egitto anche ha invitato a una soluzione che ripristina tutti i «diritti legittimi» del popolo palestinese attraverso la creazione di uno «Stato indipendente e sovrano sui territori palestinesi occupati». Ma non menziona la richiesta araba di Gerusalemme Est come capitale per il futuro Stato palestinese.
La Giordania, nel frattempo, ha messo in guardia contro qualsiasi «annessione delle terre palestinesi» e ha detto che si impegnerà per la creazione di uno Stato palestinese lungo le linee del 1967. Giordania ed Egitto sono gli unici paesi arabi che hanno trattati di pace con Israele.
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